E ritorna ad essere l’Italia europea, delle figure un po’ così, dei cori di insulti allo stadio, dei sogno e obiettivi mancati nell’ultima notte di inverno prima di una primavera dai colori bianconeri.
La campagna europea, dopo il 5 su 5 dei sedicesimi di finale di Europa League vede salutare in un colpo solo Inter, Roma e Torino.
Tralasciando il discorso Torino che merita uno straordinario applauso per come ha onorato, nel vero senso della parola, la seconda competizione europea, una sottolineatura va fatta nei contro di Inter e Roma che deludono parecchio.
L’Inter continua nella sua stagione no e di fronte alla seconda di Germania dimostra di essere inferiore e di meritare di ritornare a casa in una stagione che continua ad essere negativa. La Roma in mezz’ora si fa umiliare dalla Fiorentina, qui la medaglia è per metà decisamente buono e continua nel 2015 disastroso dopo una stagione che sembrava avviarsi verso un testa a testa con la Juve in campionato e con qualche sorpresa di coppa.
Prosegue il cammino il Napoli che non so fa intimorire dalla Dinamo Mosca e permettere di puntare su tre squadre nelle coppe europee.
A proseguire, ed in maniera sontuosa il cammino in Champions c’è quella Juve di Allegri arrivato fra i fischi dei tifosi in estate ma capace di dare solidità e caratura internazionale ad una squadra incapace di sorprendere in positivo oltre alle Alpi nella gestione Conte.
Questo è calcio. Che dimostra come il nostro rispetto a stagioni passare sia comunque in miglioramento ma con dei picchi un basso decisamente pesanti ed inaspettati.
Quello che non è calcio, o meglio è il nostro ma è triste sia così, è quello che si è visto sullo spalti dell’Olimpico al termine di Roma-Fiorentina con una curva che tieni in ostaggio quelli che poche settimane fa idolatrava come campioni facendo vivere attimi di panico impegnando come sempre un sacco di forze di polizia per la pubblica sicurezza.
Se sul calcio vero e proprio si può certo ancora migliorare rispetto a diversi competitori europei, beh sul non calcio degli spalti di abbiamo si strada da fare paragonata ai tifosi del Borussia Dortmund che applaudono la propria squadra dopo un meritato 0 a 3 casalinga, di fronte al tweet di auguri della società tedesca alla Juventus per un proseguo di stagione, ai tifosi spagnoli che festeggiano assieme a quelli del Torino qualche settimana fa, ad un tecnico, Klopp, sempre del Borussia, che esce a piedi dallo stadio senza alcun genere di problema.
E quali problemi dovrebbero esserci? Il calcio, sempre più mediatico e legato al Dio denaro, dovrebbe quantomeno rimanere semplicemente uno sport nell’accettare i risultati sul campo, dovrebbe lasciar spazio a simpatiche e gagliardiche battute fra tifosi, pacche sulle spalle, abbracci a fine partite dopo una serie di rigori che segnalano il confine fra andare avanti e tornare a casa, dovrebbe essere ragazzi che riempiono gli stadi seguendo i propri campioni, magliette, autografi!
Ed invece è “noi uscite quando lo diciamo noi” per usare frasi edulcorate da insulti e minacce.
Si è perso tutto il romanticismo di uno sport che forse era sport ma ora è solo business, sfogo di problemi sociali più complessi in un’arena piena zeppa di insulti ad ogni passaggio o fischio sbagliato, di gruppetti di ultras che comandano, di personaggi dal dubbio passato, tanto per essere eccessivamente eleganti, che si permettono di spegnere, ufficialmente oggi, una delle società di provincia che avevano fatto sognare negli anni 90, quel Parma che era uno spettacolo per gli occhi e anche per il cuore.
Ma è passato tutto, calcio, cuore, romanticismo dietro ad un pallone.
Restano solo le palle che girano! Quelle non se si fermano proprio più!
Ps: il tutto nel giorno del compleanno di Mazzone, quello si, un vero violento, vero?
Rudi Buset
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