Può un mendicante (Tartufo) – ipocrita – trovato in chiesa e accolto in casa da un ricco borghese arrivare quasi a distruggere la famiglia che lo accoglie. Sì, può: è “Il Tartufo” di Molière andato in scena al Giovanni da Udine e in replica ancora per due giorni. Una commedia dal ritmo incalzante condotta con sapienza da due grandi attori Eros Pagni nel ruolo di Orgon e Tullio Solenghi in quello di Tartufo coadiuvati da un gruppo decisamente valido e molto affiatato. Si tratta di una produzione del Teatro Stabile di Genova con la regia di Marco Sciaccaluga.
La trama si snoda tra le conseguenze tragiche della sudditanza psicologica del padrone di casa nei confronti di Tartufo e i componenti della famiglia che fanno di tutto per smascherare il falso devoto che entra in scena dopo circa un’ora di spettacolo preceduto dai “rumors” sulla sua dubbia reputazione. In questo modo gli spettatori, alla sua apparizione sanno tutto di lui, virtù poche e moltissimi vizi.
Due sono le fazioni in scena: da una parte il padrone di casa e sua madre letteralmente infatuati dal falso devoto, dall’altra moglie, figlia, fidanzato della ragazza, figlio, cognato e cameriera tutti contro Tartufo di cui hanno ben compreso l’indole e il fine non onesto delle sue azioni. Gli spettatori sanno da subito da che parte stare, è così evidente la sua ipocrisia, il suo finto buonismo, la sua finta devozione, il suo essere attaccato ai soldi, ai dubbi maneggi. Splendida l’ambientazione di Catherine Rankl negli interni di un palazzo con le pareti riccamente affrescate da figure tanto enormi quanto delicate, molto curati i costumi.
Quasi tre ore di spettacolo che trascorrono tra le tantissime risate non senza però brividi che scuotono la coscienza e l’attualità dei temi trattati che sconvolge non poco. Il mondo di oggi è pieno di “Tartufi” di cui diffidare. Repliche stasera e domani 2 aprile. Da non perdere.
Maria Teresa Ruotolo