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Sinfonia di note con l’Hungarian Gypsy Symphony Orchestra a Udine

Fantastico concerto, proposto da Azalea Promotion, mercoledì 8 aprile al Giovanni da Udine con la più grande orchestra gitana del mondo, l’Hungarian Gypsy Symphony Orchestra.

Si apre il sipario ed il pubblico ha il piacere di ammirare nell’ascolto, ma anche nella visione, un allegro gruppo di cento (100, si avete capito bene) musicisti che coprono al meglio il palco (per evidenti ragioni fisiche) ma soprattutto il tempo, poco meno di due ore, dei presenti, che hanno il piacere di partecipare ad uno degli eventi più interessanti e particolari della stagione udinese.

Nella Giornata Internazionale dei Rom e dei Sinti, mentre qualche personaggio (già definirlo tale è un eccesso di buonismo) spara …..ate (ognuno inserisca le lettere che ritiene più opportune a riguardo) sull’argomento, quest’allegra combriccola fatta di ragazzi rigorosi, tutti con un archetto in mano, di 4 clarinettisti di cui uno con diversi polmoni in più della media, 6 xilofonisti (si dirà mai così) dalla bacchetta magica, due donne e qualche simpatico e divertito signore, dimostra che la musica è linguaggio comune di tutti i popoli che saltellano su questo pazzo mondo.
Durante lo spettacolo oltre a saltellare, in diversi momenti, viene quasi voglia di ballare (detto da uno che si muove mummia style) e perdersi fra le note dei diversi pezzi proposti. Non mancano siparietti divertenti fra il primo violinista che fa capolino solo durante qualche pezzo e altri violinisti che hanno la funzione di maestri nei vari brani in cui sono protagonisti, il tutto senza uno spartito a disposizione dei musicisti che si muovono in taluni momenti come un gruppo unico, in altri in sotto gruppi e in taluni rimangono fermi nell’attesa che i solisti del momento concludano la loro opera come quando, sul palco, si sfidano cinque violinisti divertendosi e divertendo gli entusiasti spettatori.

Provando a sintetizzare il concerto, è particolare come nella memoria del giorno dopo rimangono diversi pezzi con le loro sfumature (qualcuna forse anche di grigio) che ognuno coglie nell’assaporare le note che escono dagli strumenti per mezzo di straordinari musicisti. Si passa dai classici di Rossini e Brahm passando per Strauss, si tocca forti emozioni con il “Valzer dei Fiori” di Tchaikovsky e la straordinaria “Danubio Blu” concludendo la serata con la struggente “Schindler’s list”, il fuori programma “L’italiano (lasciatemi cantare)” di Toto Cutugno riconosciuta subito e cantata da tutto il teatro lasciando il palcoscenico ed il pubblico soddisfatto con la suggestiva “La vie en rose” per una serata evento che rispetta tutte le aspettative della vigilia.

Rudi Buset
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About Rudi Buset

Pubblicista iscritto all'Albo dei giornalisti dal 2013 Diplomato presso l’ITC Einaudi nel 2007, lavora presso una carpenteria leggera artigiana. Impegnato nel sociale e in politica, da anni collabora con diverse realtà del suo territorio con particolare attenzione al mondo dell’associazionismo. Appassionato di tutto ciò che riguarda l’uomo in quanto “animale politico” oltre che allo sport (in primis il calcio).

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