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In libreria il nuovo libro di Emilio Rigatti GLI ALCHIMISTI DELLE COLLINE Ed. Ediciclo

Prima che il villaggio scompaia dalle mie retine, mi giro per l’ultima volta. Ma lo faccio con la subitanea sensazione che ci sia qualcuno a guardarmi da una delle finestre, che ci sia una presenza di cui ho violato lo spazio. No, non c’è nessuno. Forse c’era lo hidebehind, la creatura fantastica che Borges evoca in uno dei suoi racconti fantastici. Essa abita i boschi e ci segue sempre, standoci alle spalle, ma non saremo mai così veloci nel girarci da non consentirle di infrattarsi con la velocita di un’intuizione, o di uno spavento. Forse è lei che mi ha piantato lo sguardo nelle scapole, cosi forte da farmi voltare. Questo paese, dove chissà se mai ritornerò, si stabilirà per sempre, credo, nei paesaggi della mia immaginazione.

Il Collio, estremo Nordest, terra di confine tra l’Italia e la Slovenia. I suoi paesi, appuntiti dai campanili, sono sparsi come isole bianche sulla cima di colline paffute, pettinate da vigne e arruffate da boschi. È una zona conosciuta perlopiù dagli amanti del vino, ma che nasconde molte altre sorprese.

L’autore la attraversa lentamente a piedi e a pedali, regalandoci istantanee di vita e poesia. Incontra sognatori, pittori, artigiani di presepi e gli “alchimisti del Collio”, i maestri del vino che tra le silenziose colline mescolano tradizione e magia. Tra uno strudel di ciliegie e orizzonti che Parte 1.2.4tolgono il fiato, ci racconta come questa terra, che durante la Grande Guerra fu scossa dal frastuono delle detonazioni, sia un singolare impasto di lingue e sapori, di storia e politica. “Tra le dolci colline”, scrive Rigatti, “non mangerete solo prosciutto di casa bevendo vino biodinamico: se avete un palato storico sensibile mangerete storia e geografia, racconti e leggende, unioni e guerre”.

Emilio Rigatti è un professore fuori dell’ordinario, che fa lezioni in bicicletta insegnando storia, geografia e vita quotidiana. La sua è una forma di resistenza pacifica al degrado della scuola, pedala con i suoi alunni tra chiese e musei, parchi e aperta campagna, piccoli villaggi e strade bianche, a caccia di arte, storia e geografia, ma anche di divertimento e piccole disavventure. Insegna ai ragazzi la vita, assaporata lentamente, e a muoversi nel mondo anche senza il navigatore. La sua è una ricetta contro la vantata modernizzazione imperante della scuola che vira verso l’appiattimento e l’omologazione. Nel suo Se la scuola avesse le ruote. Avventure di ragazzi on the road e manuale di pedalogia (Ediciclo 2010) regala consigli e aneddoti gustosi e alla fine del libro propone un vero e proprio manuale di pedalogia per ripetere le sue esperienze di professore a pedali e per provare a montare le ruote a questa scuola, prima che ce la smontino del tutto.

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