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Viaggio in Ucraina – Disperso nella terra del borsch

Viaggio in Ucraina – Disperso nella terra del borsch

Nei dintorni di Kharkiv ho trascorso una manciata di giorni; ero letteralmente confuso da questa metropoli di circa un milione e mezzo di abitanti, composta per la quasi totalità da una distesa di edifici molto simili a perfette figure geometriche che si perdono nel mezzo della pianura, delimitata dalle alture che circondano la città. 20150418_124542Gli edifici venivano interrotti di tanto in tanto da campanili in stile bizantino, mentre la pianta della cittadina risulta tagliata in tre parti dalla confluenza di due canali navigabili. 20150416_154742Questa metropoli negli anni ’50 rappresentava un modello dei centri industriali della Unione Sovietica; proprio in quell’epoca si sviluppò a macchia d’olio grazie ai numerosi immigrati provenienti dalle zone meno ricche della Russia – distante poco meno di 60 km – i quali in modo spontaneo o persuasi dalla propaganda del regime, giunsero in città per lavorare nelle disparate miniere di metallo di cui l’intera area ne è ricca. Ero rimasto molto confuso nel vedere gli edifici in stile razionalista, alcuni ancora con l’effige di Lenin o di altri “eroi” dell’epopea bolscevica, che presentavano all’interno catene di negozi, ristoranti o supermercati con pompose insegne in inglese o in francese, affiancate dalle tradizionali insegne in alfabeto cirillico e in lingua russa (la lingua prevalentemente in uso nella città)20150420_162718. La gente locale, soprattutto i più giovani abbigliati “all’occidentale“,  brulicavano nelle vie del centro o affollavano la tradizionale “eletricka” (treno urbano elettrico, simbolo dell’U.R.S.S.). Tutti mantenevano un andamento veloce come se avessero fretta di raggiungere qualcosa. Gli innumerevoli piazzali rettangolari erano circondati da giardini, dove si erigevano i busti bronzei o marmorei di uomini che dettero lustro al passato della patria Ucraina: l’astronauta Yuri Gagarin, lo scrittore Nicolaj Vassiljevic Gogol. Purtroppo alcuni piedistalli erano rimasti vuoti, come nel particolare di piazza Svobodonje (Libertà), la seconda piazza più grande del mondo dopo piazza Thienamen a Pechino. La statua di Vladimir Ilic Ulianov “Lenin” è stata sostituita lo scorso autunno, secondo quanto mi è stato riferito in maniera distratta e frettolosa dai cittadini, da una enorme bandiera nazionale giallo e blu. In qualsiasi angolo della città nella quale mi soffermassi non mancava una tenda grigio-verde con un capanno di uomini in divisa militare, in compagnia di giovani dalla testa rasata impegnati nell’intento di distribuire volantini.20150418_124644 Era la fine di aprile, ma sembrava di essere tornati in gennaio; l’ultima sera del mio soggiorno a Kharkiv, mentre ero a bordo dell’eletricka, potevo vedere enormi fiocchi di neve che si posavano sulle colline circostanti la città. Appollaiato fra queste alture c’era il villaggio dove era situato il mio temporaneo alloggio, Berezivka. Qui risiede una fattoria collettivizzata sovietica “il sovckoz” dalla quale si è sviluppato questo piccolo agglomerato di case; regnava una atmosfera decisamente agreste nonostante fossimo a venti minuti di strada dalla grande città. Mi sembrava di vivere in un quadro seicentesco dei pittori fiamminghi e contemporaneamente in un verso del poema virgiliano delle bucoliche. 20150417_183439L’ambiente piuttosto semplice era costellato di piccoli laghetti e campi di cerali che separavano l’abitato dai villaggi attigui. Ai bordo dei viali che il tempo bizzarro di quei giorni aveva trasformato in fango, sorgevano le casette colorate; tutte quante delimitate da orticelli e querce selvatiche, da dove sovente usciva l’odore di Borsch, la tradizionale zuppa locale.20150415_105604 Questo piatto, che insieme al Ohroshka e le Varjenike, è la delizia del popolo ucraino, consiste in una zuppa di vegetali quali barbabietole, patate e con l’aggiunta di yogurt. La cosa curiosa è che mi veniva proposto con ostentato orgoglio anche più volte nell’arco di una giornata. Una gelido vento lambiva l’alba. Il sole a fatica faceva capolino fra le nuvole, ed io percorrevo lentamente le strade fangose di quel paesaggio incantato per l’ultima volta, prima di salire sul piccolo pullman che mi portava nella capitale Kiev.

Andrea Forliano

About Andrea Forliano

Nato a Bari il 22/05/1978,vive a Trieste,di formazione umanistica sta completando il corso di laurea in Storia indirizzo contemporaneo,è da sempre appassionato di storia,viaggi,letteratura,politica internazionale e in costante ricerca di conoscere nuove culture.Inoltre segue l'attualità,il calcio,il cinema e il teatro

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