I Tre Allegri Ragazzi Morti, presa sottobraccio la Abbey Town Jazz Orchestra, hanno trascinato la calda notte di San Vito al Tagliamento in un vortice swing. Il 1 giugno la gremita Piazza del Popolo ha assistito alla prima data del tour promozionale di “Quando eravamo swing”, nuovo progetto nato dalla collaborazione del trio pordenonese con la grande orchestra jazz di Sesto al Reghena. Una location quasi d’obbligo: proprio il Teatro Arrigoni di San Vito ha ospitato un anno di registrazioni in presa diretta, poi rifinite presso l’Alambic Conspiracy Studio dalla mano esperta di Paolo Baldini. Dieci canzoni dei TARM hanno così ripreso vita sotto una nuova luce, ritrasformate grazie al lavoro del pianista Bruno Cesselli, direttore della ATJO, del trombettista Mirko Cisilino e dal sassofonista Igor Cecchini.
L’esibizione ha avuto inizio intorno alle 22:00. Dopo l’intro strumentale, l’ingresso di un impellicciato Davide Toffolo ha aperto le danze con “La mia vita senza te” e “Signorina Primavolta”, seguite a ruota dalle nuove tracce e da qualche arrangiamento non contenuto nell’album (“Il principe in bicicletta”). Verso metà concerto, il clima swing ha lasciato spazio a una dimensione un po’ più contenuta e in linea con il repertorio tradizionale della band (“Di che cosa parla veramente una canzone”, “La tatuata bella”). Lo spettacolo, infatti, ha voluto essere un’occasione per “raccontare” la musica, partendo da com’era negli anni Venti-Trenta fino ad arrivare ai giorni nostri. Durante la serata si sono alternati sul palco vari artisti, tra cui anche Maria Antonietta che ha prestato la sua voce per l’esecuzione della bella “Occhi Bassi”. A chiudere il concerto ci ha pensato il bis di “La mia vita senza te”, che ha riunito sul palco tutti i musicisti per il saluto al pubblico e i consueti bacini “rock’n’roll!”.
Il live ha sicuramente beneficiato della solidità tecnica della Abbey Town Jazz Orchestra. Tuttavia, mentre alcune tracce hanno piacevolmente sorpreso (“La faccia della Luna”, “Puoi dirlo a tutti” e la già citata “Occhi Bassi”), altre (“I cacciatori”, “Il mondo prima”) si sono dimostrate più difficili da seguire. Il contatto con il pubblico ha enfatizzato non solo il coraggio, ma anche lo sforzo notevole che sta dietro “Quando eravamo swing”. Se è evidente il pregevole tentativo di conciliare sensibilità ed esperienze totalmente differenti, lo è altrettanto il fatto che, in alcuni momenti, gli arrangiamenti ricchi della big band sembrano guardare storto alla semplicità delle linee vocali di Toffolo e, in generale, a quello sguardo adolescenziale e romanticamente scanzonato che fa da sfondo a tutta la musica dei TARM.
Certo, bisogna tenere a mente che non stiamo parlando dell’ultimo disco dei Morti, ma di un progetto diverso e di più ampio respiro. Si tratta di una creatura nuova, che, nel bene e nel male, porta comunque avanti un messaggio importante: nella musica bisogna osare.
Massimiliano Drigo