CON LUBTISCH E MACISTE ALPINO SI APRONO
LE GIORNATE DEL CINEMA MUTO DI PORDENONE
La serata inaugurale della 34.ma edizione delle Giornate del Cinema Muto di Pordenone, al Teatro Verdi e a Cinemazero dal 3 all’11 ottobre, si apre all’insegna del “Lubitsch touch”, quell’arte elegante di alludere di cui il grande regista berlinese Ernst Lubitsch (1892-1947) è stato insuperabile maestro. Iniziata una promettente carriera di attore alla scuola teatrale di Max Reinhardt, durante la prima guerra mondiale Lubitsch passa a dirigere una serie di commedie caratterizzandole con uno stile personale, segnalandosi rapidamente come uno dei registi più interessanti del cinema tedesco. È il cantore di un mondo elegante e un po’ vacuo, dell’operetta mitteleuropea e della belle epoque francese. Nell’inverno 1919-20 gira Romeo e Giulietta sulla neve, un
libero adattamento del dramma shakespeariano con i due celebri innamorati che non abitano più a Verona ma in un villaggio delle Alpi bavaresi e che alla fine, a differenza dell’originale, vedono coronarsi felicemente il loro sogno d’amore. Fedele al clichè di bon vivant che già gli era stato costruito addosso, Lubitsch dichiarò allora, non sappiamo quanto scherzando, che l’idea del film gli venne per la possibilità di conciliare lavoro e vacanze sciistiche. Certo è che in Romeo e Giulietta sulla neve la messinscena è perfetta e il restauro del Filmarchiv Austria di Vienna e del Bundesarchiv di Berlino rende piena giustizia a un’opera minore ma ben degna del marchio Lubitsch. La proiezione al Teatro Verdi alle 20.30 dopo i saluti inaugurali di autorità e organizzatori, avrà l’accompagnamento musicale dell’Octuor de France diretto da Antonio Coppola.Rimanendo sempre tra le vette, il secondo film della serata è Maciste alpino. È uno dei progetti di restauro più significativi degli ultimi anni, avviato nel 2000 dal Museo Nazionale del Cinema di Torino e portato a termine lo scorso anno in collaborazione con la Biennale di Venezia e il laboratorio L’Immagine Ritrovata di Bologna e il contributo della Fondazione Cineteca di Milano e del British Film Institute, che hanno messo a disposizione materiali utili al processo di ricostruzione del film. A Pordenone viene presentata una copia pressoché perfetta con la splendida colorazione originale che affascinò gli spettatori di tutto il mondo. Il personaggio di Maciste, il gigante buono interpretato da Bartolomeo Pagano era diventato molto popolare dopo il successo di Cabiria nel quale era uno schiavo africano all’epoca delle guerre puniche. In seguito Pagano interpretò molte altre volte il ruolo di Maciste, anche in produzioni estere, tedesche e francesi, arrivando ad essere tra gli attori più pagati. Pare che il nome di Maciste fosse stato un’invenzione di Gabriele d’Annunzio quasi con l’intenzione di affiancare un italianissimo eroe ai personaggi della mitologia classica, un nuovo Ercole. In effetti a Maciste arrise una grande fortuna soprattutto cinematografica che arrivò fino agli anni ’60 con il genere peplum. Maciste alpino, regia di Luigi Maggi e Luigi Romano Borgnetto, supervisione di Giovanni Pastrone, effetti speciali del “mago” Segundo de Chomon, primo collaboratore di Méliès, è innanzitutto un film di propaganda. Siamo infatti nel 1916, l’Italia è entrata in guerra da poco a fianco dell’Intesa dopo aver rotto l’Alleanza con la Triplice, e ha bisogno di tenere alto il morale della popolazione esaltando la superiorità del proprio esercito e la forza fisica e morale dei propri soldati. Quale figura migliore perciò allo scopo del gigante imbattibile dal cuore buono e sempre al servizio dei deboli e degli oppressi, che combatte l’infido e poco intelligente nemico a suon di cazzotti e calci nel sedere? La cosa migliore del film è il tono leggero, da commedia, con cui vengono trattati i temi drammatici e le parti più divertenti quelle in cui si ridicolizza il militarismo austro-ungarico. Dal punto di vista visivo le scene in alta montagna sono le più affascinanti, girate con una perizia tecnica davvero eccezionale per l’epoca.La serata è organizzata con la partecipazione della Fondazione CRUP, che sostiene da sempre il festival considerandolo “una delle più importanti manifestazioni della scena internazionale, che porta sul nostro territorio la cultura del cinema delle origini, rendendola fruibile ad un ampio pubblico.”Tra gli altri film della giornata, nella sezione “Altre sinfonie delle città”,
1931, dello scrittore, viaggiatore, fotografo e cineasta tedesco Heinrich Hauser. La sua sinfonia è un dichiarato amore verso la città americana, per lui “la più bella città del mondo”, con le sue architetture, lo skyline dei grattacieli, le industrie, il traffico, ma è anche una critica della vita urbana moderna.Nella sezione “Risate russe”, alle ore 16 al Teatro Verdi, Faranno a meno di me? di Viktor Shestakov, 1932, una commistione tra film di propaganda e commedia.E infine per la sezione “Muscoli italiani in Germania” Mister Radio del 1923 con Luciano Albertini. Dopo un’esperienza hollywoodiana, Albertini accetta di ritornare in Europa e firma un contratto per quattro film con la tedesca Phobus. Mister Radio è il primo ed è una garbata satira della follia radiofonica che si stava diffondendo nel mondo. È la prima collaborazione (saranno tre in totale) di Albertini con il regista Nunzio Malasomma, un regista che sarà molto attivo nel cinema italiano dei decenni successivi fino al 1968 quando girerà il suo ultimo film, lo spaghetti-western Quindici forche per un assassino.Completano il quadro degli appuntamenti del giorno la matinée alle 11 al Teatro Verdi “A colpi di note”, l’ormai tradizionale concerto delle orchestre degli studenti, quest’anno degli Istituti Comprensivi di Pordenone Centro (Centro Storico), Cordenons (Da Vinci) e Rorai-Cappuccini di Pordenone (Pier Paolo Pasolini) ad accompagnare la proiezione di cartoon disneyani.Al secondo piano del Teatro Verdi c’è FilmFair, la fiera dell’editoria e del collezionismo cinematografico, che sarà aperta ogni giorno dalle 10 alle 13 e dalle 14.30 alle 20. E alla Mediateca Cinemazero, nella sala Ellero, oggi alle 17, la lezione-incontro con Paolo Cherchi Usai che introduce ai grandi classici del cinema muto e alla visione del Canone rivisitato.