Con la pièce “Polvere”, Scena Verticale ci conduce tra le mura di una casa, l’ambito generalmente inteso come più il familiare e il più intimo; un rifugio, che può divenire un luogo che di domestico non ha che il contesto formale, in cui invece si dipingono scenari da incubo, di generica sopraffazione quotidiana.
La violenza di genere è una realtà drammaticamente diffusa e trasversale, in cui è sempre la donna a subire un giogo, che corrisponde alla negazione stessa della vita affettiva.
Dentro comportamenti ricorrenti, recidivi, di violenza di varia forma e portata, che troppo spesso trovano epilogo tragico in finali annunciati, la costante è il silenzio impaurito di chi sperimenta in prima persona ciò che è una vera e propria frantumazione identitaria, sia fisica che psicologica. Migliaia sono le donne che non denunciano e che giustificano la persona, malgrado tutto, amata. Migliaia i volti colpiti. Migliaia gli uomini che picchiano, avendo l’accortezza di non lasciare segni troppo visibili. La violenza subita da un numero altissimo di donne corrisponde alla pratica della sopraffazione attuata da una controparte maschile in pari numero, che mostra lo spettro di quanto resta della dimensione affettiva
nell’uomo – rivesta egli il ruolo di partner, ex-partner, figlio o padre -, quando diviene attivo persecutore; ad ogni percentuale di donne che subisce la violenza di genere, corrisponde una porzione della società maschile che si tramuta in carnefice dell’ “oggetto” d’amore.
In Italia ogni anno, si contano decine di migliaia di denunce per abusi di varia entità, che a centinaia terminano nel sangue. Mal d’amore. Oltre i numeri e oltre ogni ragione possibile, accade in ogni luogo e in ogni momento.
In questa catastrofe umana, fatta di frantumi di esistenze, Saverio La Ruina ricerca nella polvere, la paura e l’odio nascosti tra le ragioni di una forma di violenza che ci riguarda tutti e tutte da vicino. Ancora una volta, il teatro si mette al servizio del genere umano e diviene specchio della vita. Nessuno è innocente. (L.D.)
“Le botte sono la parte più fisica nel rapporto violento di coppia; l’uccisione della donna la parte conclusiva. Ma c’è un prima, immateriale, impalpabile polvere evanescente che si solleva piano intorno alla donna, la circonda, la avvolge, ne mina le certezze, ne annienta la forza, il coraggio, spegne il sorriso e la capacità di sognare. Una polvere opaca che confonde, fatta di parole che umiliano e feriscono, di piccoli sgarbi, di riconoscimenti mancati, di affetto sbrigativo, talvolta brusco.” (da un’operatrice di un Centro antiviolenza)
Non so quanto c’entri il femminicidio con questo lavoro. Ma di sicuro c’entrano i rapporti di potere all’interno della coppia, di cui quasi ovunque si trovano tracce. (Saverio La Ruina)
Galleria Toledo teatro stabile d’innovazione via Concezione a Montecalvario, 34 80134 Napoli
POLVERE – dialogo tra uomo e donna
di Saverio La Ruina
con Saverio La Ruina, Cecilia Foti
musiche originali Gianfranco De Franco
contributo alla drammaturgia Jo Lattari
contributo alla messinscena Dario De Luca
aiuto regia Cecilia Foti
disegno luci Dario De Luca
audio e luci Gennaro Dolce
realizzazione quadro Ivan Donato
organizzazione e distribuzione Settimio Pisano
con il sostegno di Comune di Castrovillari
si ringrazia il White Dove di Genova