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La Pergola di Firenze e il teatro Stabile di Torino in barba alla crisi danno vita a Galilei.

La Pergola di Firenze e il teatro Stabile di Torino in barba alla crisi danno vita a Galilei.

“Leben des Galilei”. Dramma in prosa e in versi in quindici quadri di Bertol Brecht.

“Vita di Galilei” diretto da Gabriele Lava, rappresentato quasi integralmente in più di quattro ore.

La stagione teatrale del Teatro della Pergola di Firenze, fa così il suo ingresso ufficiale il 28 ottobre 2015.

Siamo nel 1609 e Galileo è docente di matematica allo Studio di Padova, scontento della magra retribuzione garantirgli dalla Repubblica veneta, riesce ad ottenere un aumento spacciando per propria l’ invenzione del telescopio. Nulla di sorprendente per un pubblico borghese ben disposto, per ore, a mantenere alta l’attenzione  nelle proprie rassicuranti poltrone.

Un pubblico che sussulta compiaciuto di fronte alla vista dell’antico, dorato, astrolabio che “intrappolava” la terra e i suoi abitanti.

Pensare al teatro di Brecht è di per sé un gesto estraniante, non ci si aspetta la performance smisurata dei tanti attori in scena.

Del resto la drammaturgia del testo si presta ad un teatro “epico” declinato da  25 attori, attraversato dalle musiche originali di Hanns Eisler, permeato dalle suggestioni luminose di Michelangelo Vitullo.

Lo stesso Lavia interpreta un Galileo di cui ha compreso l’ossessione per la conoscenza “devo otturare i buchi della mia conoscenza” ripete al delizioso figlio della governante.

Le scene di Alessandro Camera sanno come mettere in risalto ciò che conta: immersi in un arredo grigio, una mela rossa con una piuma bianca, è come uno zoom fotografico, è l’esatta lunghezza focale di un telescopio. 

Complici i costumi monocromatici realizzati da Andrea Viotti, i tanti personaggi del dramma vivono il racconto di un uomo che ha avuto una semplice, grande intuizione: puntare lo sguardo verso il cielo. La Luna e Le Stelle Medicee sono viste e spiate con un rosso “cannone ottico”.

Meraviglia ed ironia  che non appartengono né ad un “povero matematico, anzi ad un matematico povero” né alla “necessaria filosofia”, ma all’ uomo che ha “abolito il cielo” e che è disposto a rinunciare ad un pezzo della sua libertà pur di continuare a cercare.

Insieme al Maestro Lavia, Ludovica Apollonj Ghetti, Massimiliano Aceti, Alessandro Baldinotti, Daniele Biagini, Silvia Biancalana, Pietro Biondi, Francesca Ciocchetti, Gianni De Lellis, Michele Demaria, Chiara De Palo, Luca Di Prospero, Alice Ferranti, Giulia Gallone, Giovanna Guida, Lucia Lavia, Andrea Macaluso, Mauro Mandolini, Luca Mascolo, Woody Neri, Mario Pietramala, Matteo Prosperi, Matteo Ramundo, Malvina Ruggiano, Carlo Sciaccaluga, Anna Scola, in armonia con Elena Pruneti, Graziano Lo Presti e Giuseppe Stoppiello, saranno in scena fino al fino al 12 novembre.

“Il pensiero stesso, in lui, è una manifestazione di sensualità. Davanti a un vino vecchio come a un pensiero nuovo, non sa dir di no”.

      Anita Laudando

 

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