Inizio settimana, prima giornata fredda della stagione, teatro al caldo.
Il Teatro comunale di Monfalcone in collaborazione con ERT Fvg propongono Operetta Burlesca di Emma Dante per contrazioni-nuovi percorsi scenici.
Si apre il sipario e per una settantina di minuti ci si trasferisce a Napoli ed in particolare in un piccolo paesino nelle vicinanze. Qui si narra le vicende di un 40enne omosessuale incastrato in una vita non sua che continua a vivere con mille costanti difficoltà, in modo particolare il rapporto complicato con il padre con cui è costretto a dividere la pompa di benzina, lavoro famigliare arrivato in eredità. Pietro cresce con una madre comprensiva e che lo coccola dolcemente lasciando sfociare il suo lato femminile. Ma il lavoro, duro e per nulla vicino ai suoi interessi e passioni, blocca questo suo modo di essere e lo incatena in una vita non sua. Il grande amore però, incontrato in una giornata di shopping a Napoli, dove compra abiti da donna che mette solo nella sua camera chiuso a chiave, fa sperare in un cambio totale. Ma la relazione non è semplice perché il compagno ha una moglie e due figli. Ad un certo punto però tutto sembra andare per il meglio: Pietro vince il coraggio e affronta la moglie del suo compagno sbattendogli in faccia la verità e successivamente i suoi genitori con l’entusiasmo che solo l’amore sa dare e speranzoso di vivere appieno e finalmente la sua vita. Il destino, ancora, gli volta le spalle. Il suo amore non reggerà al totale cambio di vita e rimarrà al fianco della moglie lasciando Pietro alla sua solita vita nel paesino con la famiglia. Una vita non sua in un corpo da uomo che però si sente donna.
Lo spettacolo lancia molti messaggi nel tempo in cui i 4 personaggi si alternano sul palco. Pietro ovviamente, la madre/padre interpretato dalla stesso attore, l’amore di Pietro e una donna che rappresenta da una parte la versione femminile del protagonista, dall’altra la moglie del compagno del ragazzo napoletano.
Ovviamente il tema di fondo è legato all’omofobia, o meglio alla difficoltà di un ragazzo gay di vivere appieno se stesso, delle difficoltà con la famiglia che non lo accetta in un contesto difficile come un paesino piccolo. Non passano inosservati argomenti quali le difficoltà delle relazioni omosessuali, della complessità del vivere in un corpo che non è quello che si vuole, dall’enorme disagio del vivere una vita in cui si è in qualche modo bloccati.
Ed è per questo forse che in una piccola o grande parte, ognuno di noi si può sentire Pietro: dal ragazzo omosessuale che non riesce a vivere liberamente la sua vita, da quello che non riesce a condividere la parte più intima della sua esistenza con i suoi cari, a chi per un motivo o per l’altro, più o meno valido, rimane bloccato in una vita o un lavoro che magari non è ciò a cui aspirava.
Ed è questo tema che tocca forse per un verso o per l’altro un gran numero di persone che non riescono a slegarsi da una vita voluta da altri e che in un contesto e momento non semplice come quello attuale le lega in un comune stato d’animo. Qualcuno forse riuscirà a superare le difficoltà, qualcun altro forse ci rimarrà invischiato ancora per molto, magari ballando nella sua camera, come Pietro, un attesa di una vita propria.
Rudi Buset
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