Sandro Veronesi arriva in scena vestito di nero su un palco vuoto, spoglio ad eccezione di un leggio. Inizia in un’atmosfera ovattata il suo racconto: è “Non dirlo. Il Vangelo di Marco” andato in scena al Teatro San Giorgio di Udine per Contatto 34.
Tratto dal suo ultimo omonimo libro Veronesi analizza la vita di Cristo narrata da Marco attraverso i fatti, i miracoli, il contatto con le masse, la quarantena nel deserto, la morte. Veronesi porta in scena un testo che, come ha dichiarato nell’incontro con il pubblico, aveva la necessità di uscire dalle pagine scritte attraverso un corpo narrante. Il corpo come mezzo per arrivare al pubblico e il teatro come luogo dove il testo diventa esperienza. Un’esperienza significativa per gli spettatori in sala coinvolti in una narrazione sorprendente e quanto mai attuale.
Veronesi nel suo monologo esprime, grazie alla sua voce profonda con un leggero accento toscano la forza di una vicenda che si perde nella notte dei tempi. L’attore fa capire quanto grande sia stata la visione di Marco, che ha scritto un Vangelo per i romani i quali “avendo i leoni al guinzaglio pronti” non amavano perifrasi e quindi asciutto, essenziale. Un testo degno della trama dei film di Tarantino, un “Vangelo d’azione” che Veronesi pur inframezzandolo di qualche battuta mai banalizza.
Un testo, quello di Marco, voluto per convertire i romani, un racconto, quello di Veronesi, ateo con una cultura religiosa ricevuta da bambino che sollecita le menti e l’animo anche dei non praticanti.
Maria Teresa Ruotolo