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ricci/forte e la deriva di un paese

ricci/forte e la deriva di un paese

A circa un mese dalla “Ramificazione del pidocchio” ricci/forte tornano a Udine per Contatto 34 con “PPP ultimo inventario prima di liquidazione” spettacolo compreso nel progetto CSS Viva Pasolini! Un omaggio al poeta corsaro che diventa il pretesto per un viaggio introspettivo: partendo da “Petrolio” e passando per “Peer Gynt” di Ibsen gli autori portano lo spettatore a farsi delle domande sul senso dell’arte, dell’essere attori e della cultura come mezzo di accrescimento personale.  Arte e cultura dovrebbero valorizzare, “abbellire” sia l’individuo in quanto tale che la società nel suo insieme e far bene sia a chi le produce che a chi ne fruisce.

Spettacolo inconsueto rispetto a quelli cui ricci/forte hanno abituato fatti di immagini forti, violente, dissacranti con corpi esposti alla nudità che diventano manifesto del loro opporsi allo status quo. Qui invece i corpi sono vestiti ma come marionette si muovono a scatti, cercano di aggrapparsi all’altro ma scivolano o vengono respinti, quando non addirittura trascinati per i capelli. Ciò che salta agli occhi o meglio alla testa per poi scendere nell’anima è il profondo senso di solitudine e di incomprensione di cui ogni gesto è permeato. Giuseppe Sartori unico attore maschio sulla scena, è attorniato da cinque figure femminili (Anna Gualdo, Liliana Laera, Catarina Vieira, Capucine Ferry, Emilie Flamant) che rappresentano la società e gli stimoli positivi e negativi che trasmette. Un uomo solo contro tutti e tutto. Una sorta di vuoto in cui si deve essere trovato Pasolini, incompreso nel suo essere precursore di tempi non maturi.

E di certo ricci/forte non si fanno scoraggiare e continuano ad opporsi utilizzando mezzi di comunicazione e linguaggi diversi in modo da raggiungere al cuore gli spettatori con i quali c’è un continuo dialogo, un flusso ininterrotto di messaggi scritti, urlati, parlati, proiettati su fondo arancione che senza sosta dal palco arrivano al pubblico. Tutto l’opposto del chiacchiericcio omologato e un po’ snob, del cicaleccio impregnato di luoghi comuni presente in certi luoghi della cultura.  Uno spettacolo senza veli che, come ha denunciato Ricci nell’incontro finale con il pubblico, vuol rappresentare anche la deriva culturale, e non solo, di un paese, il nostro. Un paese dove si è arrivati a violentare l’arte inscatolando statue in ossequio al compiacimento a tutti costi del potente o del padrone di turno. Una consapevole castrazione del nostro patrimonio culturale, della nostra identità, a meno che prima o poi il solito imbonitore non arrivi a convincerci che si è solo voluto imitare gli “impacchettamenti” del bulgaro Christo.
Di una cosa ancora si può essere certi. Ricci/forte continueranno il loro lavoro contro l’omologazione dei pensieri e delle azioni. In replica fino a domenica 31 gennaio al Palamostre.
Maria Teresa Ruotolo

About Maria Teresa Ruotolo

Nata a Udine nel 1970 vive a Grado. Giornalista Pubblicista dal 2004; Laurea in Scienze Politiche indirizzo politico sociale collaborazione varie: con il Consorzio Agenti Immobiliari per la redazione dell’editoriale di Corriere Casa Nord Est; con Gruppo Sirio per la redazione di articoli pubblicati sul periodico Business Point e altre varie collaborazioni per la redazione di articoli di attualità e politica.

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