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Marco Dentici sceglie la NCCP per le musiche de La passione

Marco Dentici sceglie la NCCP per le musiche de La passione

Marco Dentici, uno tra i più noti scenografi del nostro cinema, autore e regista, più volte premiato con riconoscimenti di prestigio internazionale, torna al teatro come autore con un suo nuovo progetto di grande impegno e di drammatica attualità, La passione. Un tema forte “che – come sostiene l’autore – attrae e spaventa e che può contrassegnare il percorso di una vita”. Per le musiche di questo lavoro Dentici ha scelto la sensibilità e le particolari sonorità della Nuova Compagnia di Canto Popolare. La NCCP in questi giorni , impegnata nella preparazione di un nuovo Cd con la Don’t Warry e nuovamente prodotta da Renato Marengo si sta esibendo con successo nei maggiori teatri italiani accanto a Tullio De Piscopo che li ha voluti come ospiti d’onore nel tour che festeggia i suoi 50 annidi carriera.image

In questo nuovo lavoro di Dentici, infatti, la musica avrà un ruolo fondamentale nello sviluppo del tessuto drammaturgico. Da qui la scelta della NCCP, una delle più qualificate formazioni della nostra musica popolare, conosciuta e apprezzata in tutto il mondo e di cui Dentici è da anni grande estimatore. “Credo che le musiche della NCCP vadano ben oltre il confine regionalistico e della tradizione popolare – spiega Marco Dentici – Si avvinghiano alle radici dell’anima, di un’anima popolare, certamente, e ne sottolinea i moti ora allegri ora dolenti”.

Il soggetto affronta il tema del sacrificio, quello estremo, e prende spunto da Il chiodo fisso di Guido Oldani, una visione irrituale delle varie stazioni della Via Crucis, a tratti venata di disincanto e ironia.
Non si tratta di una rappresentazione religiosa comunemente intesa, ma di un lavoro che conserva sempre sulla vicenda uno sguardo laico. Uno sguardo esteso all’attualità con tutte le sue complesse sfaccettature, con tutto ciò che giorno dopo giorno si perde e/o si tenta di recuperare. In questo senso il testo è anche un invito alla riflessione.

Il dramma si sviluppa su due livelli. Il primo: live, quello fisico e concreto dello spazio scenico. Il secondo: incorporeo, è il livello della rappresentazione sul grande schermo di fondo nel quale le immagini scorrono quasi sempre in dissonanza con le azioni live. Due livelli interagenti. Due livelli posti l’uno contro l’altro come due lastre di specchi che si riflettono vicendevolmente all’infinito, senza rimandarsi, però, la stessa immagine.

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