UDINE – Correva l’anno 1997 e un film stava per sovvertire le regole del cinema horror giapponese. Un film destinato a diventare cult così come il suo creatore. Stiamo parlando, ovviamente, del leggendario Cure e dell’altrettanto leggendario Kurosawa Kiyoshi, la cui fama internazionale è stata poi consacrata dallo splendido Kairo nel 2001. Due detonatori potentissimi per l’esplosione del fenomeno J-horror, forse addirittura le due radici più profonde (assieme a Ringu di Nakata). Ed è proprio a quelle radici che Kurosawa ha appena fatto ritorno con il nerissimo Creepy: un buio capolavoro che porterà per la prima volta, sul grande schermo del Far East Film Festival, il nome del regista nipponico!
Maestro indiscusso della contaminazione tra generi, amatissimo dal pubblico e anche dalla critica (pensiamo al memorabile Tokyo Sonata o al più recente Journey to the Shore, entrambi premiati a Cannes), Kurosawa racconta in Creepy la storia di Takakura, un ex detective richiamato da un collega per indagare sulla scomparsa di una famiglia. Ma questo è solo il primo di una serie di misteri, abilmente moltiplicati dallo script, ed è anche l’unico che citiamo, per evitare qualunque spoiler e la giusta ira degli spettatori. Basti sapere che i segni distintivi della “paura secondo Kurosawa” ci sono davvero tutti: dall’atmosfera ipnotica allo scavo crudele nei meandri dell’animo umano…
Se il Far East Film Festival, primo domicilio occidentale della trilogia Ringu e di Ju-On: The Grudge, non può che accogliere gioiosamente il ritorno di Kurosawa al territorio del J-horror (territorio cui è riapprodato anche Nakamura Yoshihiro con The Inerasable, altro gioiello dark del FEFF 18), l’albo d’oro della manifestazione vede crescere, al tempo stesso, lo spazio dedicato al cinema d’autore.