Parte domenica 10 aprile 2016 il “Festival Viktor Ullmann” dedicato, unico in Europa, alla musica concentrazionaria, degenerata e dell’esilio. Il primo dei quindici appuntamenti tra concerti, conferenze e documentari previsti da aprile a dicembre a Trieste e in altre località della regione si terrà domenica 10 aprile al Museo Ebraico di Trieste “Carlo e Vera Wagner” in via del Monte, 7 e vedrà di scena il trio d’archi Lazari- Bernstein-Sinagra.
Domenica 10 aprile 2016 alle ore 11.00 si terrà il primo appuntamento del “Festival Viktor Ullmann” III edizione con il concerto del trio d’archi Lazari- Bernstein-Sinagra al Museo Ebraico di Trieste “Carlo e Vera Wagner” in via del Monte, 7. Il concerto proporrà brani molto significativi degli anni Trenta e Quaranta: il trio di Paul Hindemith e il trio di Arnold Schoenberg.
Il trio n°2 di di Paul Hindemith rende omaggio agli ultimi quartetti di Beethoven scritto per la formazione di cui faceva parte insieme a due musicisti ebrei tra i più importanti dell’epoca (Szymon Goldberg, primo violino di spalla dei Berliner Philharmoniker ed Emanuel Feurmann, insegnante alla Hochschule di Lipsia e considerato il più grande violoncellista del suo tempo), costretti alla fuga dal regime nazista. Il disco, che incisero a Londra e che comprendeva questo brano, costò ad Hindemith, nel 1934, il rimprovero di Goebbels e una campagna di stampa diffamatoria che pregiudicò la prima esecuzione della sua opera “Mathis del Maler” e lo spinse a lasciare la Germania nazista, costringendolo all’esilio fino al Dopoguerra. Così di fatto l’ascolto della sua musica venne vietato dai nazisti e le sue opere bollate come degenerate. In occasione di questa registrazione scrisse in una sola notte il piccolo duetto per viola e violoncello dall’oggi al domani al fine di completare il lato B di un 78 giri.
Il trio di Arnold Schoenberg, datato 1946 e commissionato dalla Harvard University, costituisce un testamento dell’autore, che non fece mai più ritorno nella sua Austria e riporta uno sguardo indietro su tutta la sua opera artistica. Scritto in un linguaggio seriale condito da pochi accordi tonali, il pezzo esplora un range emozionale enorme e fa uso di un infinità di effetti che intendono descrivere i sentimenti dell’autore dopo il gravissimo arresto cardiaco che subì poco prima della stesura di questa partitura e che per poco non gli costò la vita: musica dell’esilio scritta da quello che i nazisti ritenevano come il più degenerato di tutti, inventore e teorico della musica seriale.
Informazioni: www.festivalviktorullmann.com
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