17 maggio 2016, ore 13.30
Palazzo Pacanowski, via Generale Parisi 13, Napoli
Il libro di Michelangelo Pascali, indaga il rapporto tra musica neomelodica, criminalità e camorra dalla prospettiva della ricerca culturale.
Lo fa, per usare le parole della studiosa Luigina Mortari, seguendo l’orientamento fenomenologico, nel rispetto dell’imperativo epistemico di “Andare alle cose stesse… di essere fedeli al fenomeno”. Questo implica il ricorso sia ad un principio di evidenza che ad uno di trascendenza, nella consapevolezza che il fenomeno vada indagato con onestà intellettuale e scientifica, in base alle sue evidenze empiriche, seguendo solo le direzioni che il fenomeno stesso sembra indicare.
Ma anche con la coscienza che tali evidenze potrebbero mutare a seconda del tipo di domande che vengono poste alla realtà, alla prospettiva dalla quale ci si pone ed agli strumenti euristici utilizzati, cioè del modo di accedere ad esse. Ogni fenomeno, quindi, rifacendoci a quanto affermato dalla Mortari, “non si rende completamente trasparente al nostro sguardo e ogni cosa invita a trascendere le apparenze”.
Ne nasce uno “sguardo complesso”, con continui rimandi dialettici tra ciò che sembra evidente a prima vista ed il suo speculare lato nascosto, che non appare immediatamente
In tal senso, il termine malamusica sembra indicare vari strati possibili di significato: da una parte è “mala” perché rinvia al degrado sociale e morale (effettivo o attribuito) di alcuni quartieri da cui trae linfa. Dall’altra rischia talora di idealizzare un’etica “letale” che cela dietro la promessa di un’apparente benessere possibile un “disastro collettivo”, un malessere corrosivo per tutta la società civile. In più, bisogna capire se e come sia possibile alle organizzazioni malavitose presentarsi nei testi come “vendicatori”, per usare un termine su cui riflettono gli studiosi Ballò e Pérez, cioè come assassini efferati ma anche eroi, che perpetrano una violenza necessaria a fare giustizia ed a ripristinare condizioni di equità.
Ma dietro tutto il male possibile – il quale va poi accuratamente individuato e quantitativamente circoscritto –, potrebbe celarsi anche un bacino di valori positivi ed “etici” che è importante conoscere se si vuole davvero andare alle radici di un problema e divellerle.
E’ l’indagine che Pascali porta avanti, attraverso una prosa ricercata ed elegante, che non è mai mero esercizio stilistico, bensì il tentativo di “prendersi cura” delle parole, restituendo loro un uso proprio ed adeguato, che le utilizzi nel posto, al momento e con il significato giusto, disvelando anche nuovi accezioni possibili, sempre fedeli ad una rigorosa interpretazione filologica.
Tania Sabatino