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“LA SCHIAVITÙ DELL’ETICHETTA”  VENERDÌ ALLE 17 NELLA SALA DORA BASSI  NELL’AMBITO DEL FESTIVAL èSTORIA

“LA SCHIAVITÙ DELL’ETICHETTA” VENERDÌ ALLE 17 NELLA SALA DORA BASSI NELL’AMBITO DEL FESTIVAL èSTORIA

L’incontro sarà a corredo dell’esposizione “A tavola con i conti Coronini”,

realizzata in collaborazione con l’Accademia italiana della cucina per ripercorrere

le trasformazioni che tra XVIII e XX secolo rivoluzionarono il modo di stare a tavola

Anche la Fondazione Coronini Cronberg darà il proprio contributo a èStoria: nel fitto programma di eventi che il festival porterà in città rientra anche la conferenza “La schiavitù dell’etichetta: quando i sovrani mangiavano in pubblico”, che si terrà venerdì alle 17 nella sala Dora Bassi di via Garibaldi. Interverranno Cristina Bragaglia e Luca Geroni, curatori della mostra “A tavola con i conti Coronini. Le forme e i rituali dei pasti dal Settecento al Novecento” allestita a Palazzo Coronini, coordinati da Ivan Portelli. Un’occasione per approfondire alcuni dei principali aspetti al centro dell’esposizione, ovvero i pasti pubblici dei sovrani e il modo in cui erano organizzati e le modalità con cui si svolgevano. Fin dal XVI secolo in tutte le principali corti europee, in virtù di un rigido cerimoniale derivato da quello bizantino, vigeva per i sovrani l’obbligo di mangiare in pubblico una volta al giorno o alcune volte alla settimana. Si trattava di pasti solenni, regolamentati da una rigorosa etichetta, nei quali i rituali e l’esibizione di ricchezza e potere contavano assai più del cibo e della convivialità.

La mostra, aperta da mercoledì a domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18, ripercorre le trasformazioni che tra il XVIII e l’inizio del XX secolo rivoluzionarono le abitudini alimentari e il modo di stare a tavola della civiltà europea. Un’occasione preziosa anche per andare alla scoperta della storica dimora di viale XX Settembre, visto che la mostra è allestita nelle splendide sale corredate da arredi, porcellane e argenterie appartenenti alle collezioni della famiglia goriziana, alle residenze di altre famiglie nobili, come Palazzo Lantieri, o in prestito da privati. Tra i visitatori di mostra e Palazzo anche Vittorio Sgarbi: il critico d’arte ha espresso il proprio apprezzamento, definendo l’esposizione “insieme rigorosa e curiosa”.

Quale migliore cornice della suggestiva atmosfera del Palazzo Coronini per una serie di allestimenti che ripercorrono ed evidenziano i cambiamenti che nel giro di tre secoli contribuirono a creare regole e comportamenti che ancora oggi adottiamo quotidianamente. Basti pensare all’affermazione della sala da pranzo, alla definizione degli orari e delle tipologie dei pasti, all’organizzazione dei banchetti secondo le prescrizioni dello scenografico servizio “alla francese” in uso nel Settecento fino al più pratico servizio “alla russa” che si impose nell’Ottocento. Splendenti argenterie e fragili porcellane rievocano la storia di oggetti di uso quotidiano come la forchetta e il piatto, la cui affermazione segnò la progressiva conquista di una nuova “civiltà della tavola” fondata sull’educazione e sul rispetto verso gli altri. Non mancano curiosità e aneddoti, come il ruolo d’onore attribuito ai contenitori per il sale, alimento investito in passato di complesse valenze simboliche e religiose, o il divieto, che si protrasse fino alla fine del XVIII secolo, di lasciare bicchieri e bottiglie sulla tavola.

Il percorso espositivo evidenzia la piena adesione dell’aristocrazia locale alle trasformazioni del gusto e delle abitudini alimentari imposte tra il XVIII e il XIX secolo dai modelli francesi. Accanto alla ricchezza decorativa e al desiderio di ostentazione che in tutta Europa accompagnavano l’allestimento delle tavole, anche a Gorizia si può riscontrare una crescente specializzazione degli strumenti e del vasellame: dall’impiego di caffettiere, cioccolatiere, teiere, chicchere e cucchiaini, che confermano il regolare consumo delle bevande esotiche di gran moda nel Settecento, all’uso di posate sempre più specifiche destinate a servire e consumare alcuni particolari alimenti, come le pinze da asparagi, i cucchiai “da ragù” o le palette da torta, fino alla presenza di quelle elaborate macchine decorative che erano i surtout e i trionfi centrotavola.

Non potendo mancare una sezione riservata al luogo in cui le pietanze erano preparate, una sala del Palazzo Coronini è stata adibita alla ricostruzione di una cucina di fine Settecento, con i suoi utensili e le sue masserizie, grazie agli oggetti provenienti dalla ricchissima collezione Navarini di Trento. Le ricerche condotte da Roberto Zottar, delegato locale dell’Accademia italiana della cucina, sui ricettari della famiglia Coronini hanno consentito inoltre di documentare la recezione in ambito locale delle importanti trasformazioni intervenute a partire dal Settecento nella preparazione e nella scelta delle pietanze, con la progressiva affermazione dell’alta cucina francese. Altrettanto prezioso è stato il contributo della Scuola Fioristi del Friuli Venezia Giulia, realtà nota e apprezzata a livello internazionale, che ha prestato la propria pluriennale esperienza per la realizzazione di addobbi floreali “in stile”, coerenti con l’epoca storica degli allestimenti.

La mostra è realizzata grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia e della Regione, gode del patrocinio del Comune e della Provincia di Gorizia, si avvale anche della collaborazione dei Musei provinciali di Gorizia e del sostegno di Carnica Arte Tessile s.r.l., ditta di Villa Santina specializzata nell’antica tradizione della tessitura. Fondamentale anche la sinergia con il laboratorio di restauro del legno dell’Università della Terza età e con l’Archivio di stato.

About Andrea Forliano

Nato a Bari il 22/05/1978,vive a Trieste,di formazione umanistica sta completando il corso di laurea in Storia indirizzo contemporaneo,è da sempre appassionato di storia,viaggi,letteratura,politica internazionale e in costante ricerca di conoscere nuove culture.Inoltre segue l'attualità,il calcio,il cinema e il teatro

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