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17 giugno: Teatro Gustavo Modena di Palmanova, Richard Thompson in concerto

17 giugno: Teatro Gustavo Modena di Palmanova, Richard Thompson in concerto

17 giugno 2016, Palmanova Teatro Gustavo Modena: iniziano i grandi appuntamenti di Folkest 2016 con il concerto di Richard Thompson, il celeberrimo chitarrista e cantautore inglese, songwriter raffinato e straordinario improvvisatore. Grazie alla collaborazione fra Folkest e il Folk Club Buttrio e al Patrocinio del Comune di Palmanova, insomma, un vero e proprio gigante della musica approda sul palco del Gustavo Modena.

Richard Thompson, classe 1949, è il chitarrista che, partito dalle intuizioni sulla chitarra acustica di Davey Graham, le ha definitivamente trasportate nel folk-rock e nel rock (in buona compagnia con Jimmy Page, John Renbourn e Bert Jansch), influenzando intere schiere di giovani musicisti. Nel suo stile si notano le diverse influenze, che spaziano da Buddy Holly e James Burton fino a Les Paul e Django Reinhardt, con la sua spiccata predilezione per l’improvvisazione che preferisce rispetto agli assolo. Indimenticabili gli anni trascorsi con la Fairport Convention, della quale fu co-fondatore, nel corso dei quali scrisse alcune gemme tuttora nel repertorio della grande band inglese, spesso in compagnia del violinista Dave Swarbrick, recentemente scomparso, che Thompson non mancherà di ricordare e omaggiare in questa sua puntata in terra friulana.
Abbandonato il gruppo, incise alcuni significativi album con la moglie Linda, per poi proseguire una carriera solista di grande rispetto. Una lunga serie di incisioni che, pur non avendogli portato un grosso successo commerciale, hanno contribuito a farne una leggenda e uno dei più rispettati chitarristi al mondo.
Nominato tra i migliori 20 chitarristi al mondo dalla rivista Rolling Stone e citato tra i i più dotati cantautori dall’Associazione American Songwriter, Thompson ha ricevuto una lunga serie di significativi premi, tra i quali il Lifetime Achievement Award della BBC, il Mojo’s Les Paul Award, l’Orville Gibson Guitar Award e il premio Ivor Novello per la scrittura.
Nel corso della sua lunga carriera ha collaborato con Robert Plant, i REM, Elvis Costello, Bonnie Raitt,T-Bone Burnett e molti altri che lo hanno voluto nei loro dischi con la sua graffiante chitarra.
Ufficiale dell’Ordine dell’Impero Britannico, ha recentemente ricevuto un laurea ad honorem dall’Università di Aberdeen, nella Scozia dei suoi avi, è stato più volte nominato per i Grammy, si esibirà a Palmanova con la sua fida chitarra acustica, reduce da un finale del 2015 e un inizio del 2016 di frenetica attività. Nel corso di questi ultimi mesi ha diviso il palco con i Wilko e Bob Dylan (che lo ha addirittura omaggiato con una cover di un suo brano) e facendo parte del Guitar Circus di Peter Frampton.
Le tematiche della pace e della condizione umana nella società contemporanea sono molto forti nella sue canzoni, che spesso affrontano il tema di un genere di violenza che condiziona altri esseri umani. “E’ tutto nella testa delle persone, – afferma lo stesso Thompson – non importa chi siano i tuoi nemici: è incline a commettere atti di violenza chi fondamentalmente non ha a cuore gli altri. Sono le tue idee astratte a sopraffare ogni altra cosa, ogni tipo di connessione con il resto dell’umanità. Il tema della canzone è la manipolazione delle persone da parte di altre persone, la politica resta sullo sfondo: potrebbe essere l’Irlanda come qualunque altro posto. Quando canto “Dad’s gonna kill me” – ama ricordare – racconto il terrore di un soldato americano intrappolato a Baghdad e ha già provocato reazioni e dibattiti pubblici, in America, sui giornali e su Internet. Ai concerti di solito il pubblico si divide in due fazioni. La maggior parte delle persone che vengono ai miei show è contro la guerra in Medio Oriente e reagisce applaudendo o urlando; qualcun altro non approva, esce dalla sala o mi urla qualche insulto, a volte in platea si accende una discussione. Il che è comunque positivo: mi sembra utile che una canzone provochi una qualche forma di dibattito politico in America, oggi che la vita pubblica negli Stati Uniti è gestita in modo autoritario e tenendo ben nascoste le informazioni. Su Internet ho letto i commenti dei soldati che si trovano al fronte: generalmente apprezzano la canzone, alcuni ritengono che esprima il loro punto di vista; le loro famiglie, invece, la pensano diversamente, credono ancora che le truppe americane stiano combattendo per la libertà e la democrazia. Il che a me, ovviamente, sembra una grande illusione.”
“Sono tempi più estremi, questi – ha dichiarato in un’intervista tempo fa – La politica americana è diventata più fascista e autoritaria e credo continuerà ad esserlo qualunque sia il risultato delle prossime elezioni. Chi ha in mano il potere e il denaro ha troppo da perdere e farà tutto il possibile per conservarlo. L’azione militare degli Stati Uniti è diventata così dominante da influenzare quel che succede in tutto il mondo. E in tutto il mondo, dal Cile alla Russia, la gente scende in strada a marciare contro questa guerra. E’ un buon momento, per essere cantautori. Il folk, del resto, è sempre stata la casa del dissenso politico, spesso è stato l’unico mezzo che la gente aveva a disposizione per esprimere le sue idee politiche: negli anni ’60, in Gran Bretagna, con le canzoni di Ewan MacColl, negli Stati Uniti con Pete Seeger, Dylan e Phil Ochs. Quando si realizzò il crossover tra folk e popular music, tutto cambiò radicalmente: il linguaggio divenne più sofisticato, e gente come Dylan cominciò a esprimere idee politiche nel pop. E’ grazie a quello che oggi band come gli U2 o anche le Dixie Chicks possono permettersi di avere voce in capitolo nelle questioni politiche, esprimere nelle canzoni un punto di vista politico e morale, una visione della società. Succederà sempre di più, se l’America continuerà su questa strada”.
Anche l’Inghilterra sta cambiando e – chiosa Thompson – “è diventata ancor più multirazziale: è un fatto molto positivo, naturalmente, anche se alcune delle vecchie cose che stanno scomparendo mi mancheranno, e alcune delle nuove non mi piacciono.”

About Enrico Liotti

Giornalista Pubblicista dal 1978, pensionato di banca, impegnato nel sociale e nel giornalismo, collabora con riviste Piemontesi e Liguri da decenni.

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