Trieste, o nessun luogo: città di carta, composta di tragedia, costruita sulla speranza, con una scontrosa grazia, crogiuolo di culture, città del sì del da del ja.
Città d’ogni pace e d’ogni guerra. Trieste: città di parole costruita su una sola parola: pluralità.
Trieste: porto sul mare e porta delle Alpi; a Nord del nostro Sud e a Sud d’ogni Nord, attraversata dalle migrazioni e migrante essa stessa. Da Trieste passa, e a Trieste si riconosce europea, la letteratura di tutta Europa.
Trieste è un confine/frontiera che si sposta continuamente ed è l’invito ad attraversare tutti i confini
Che vi si sia nati, come Svevo, Farfa, Saba, Giotti, Magris, o che vi si sia solo transitati, come Joyce, che qui iniziò la stesura dell’ Ulisse, o Marinetti, che venne a celebrarvi il primo spettacolo futurista, o Rilke, che a Duino compose le Elegie, si è obbligati a scendere a patti con le sue voci contrastanti, assumerle in sé, trasformarle in suono nuovo.
Ecco dunque il senso di una rassegna intitolata ” Ad alta voce “, qui: ridare fiato e voce a una città unica, che ha occupato un posto di rilievo nella storia della poesia e della letteratura internazionale e che ancora ha tantissimo da dire gridare sussurrare per scavalcare i muri: vecchi e nuovi.