IL SOLE E GLI SGUARDI – La poesia di Pier Paolo Pasolini in forma di autoritratto
Quando si dice Pasolini, si dice Friuli. Certo, si dice anche Roma, Bologna. Ma la prima cosa che viene in mente è ciò da cui tutto nasce: qui il suo rapporto con la terra, con la madre, con certi suoni. Qui ha trovato la spinta a volersi misurare nel mondo come poeta» ha dichiarato Luigi Lo Cascio in un’intervista apparsa su Il Piccolo, in occasione del debutto assoluto del suo nuovo spettacolo, Il sole e gli sguardi. È stato il primo incontro dell’attore con il grande scrittore di Casarsa ed è avvenuto nella ricorrenza del quarantesimo anniversario della morte di Pasolini, occasione che ha generato molte pregevoli iniziative fra cui quest’accurato allestimento coprodotto dal CSS udinese e dal Teatro Metastasio.
Lo spettacolo tratteggia un singolare autoritratto pasoliniano, di cui Luigi Lo Cascio è protagonista e attento orchestratore dei linguaggi scenici: ci si avvarrà infatti di un’elegante concezione di scene e costumi firmata da Alice Magnano, collaboratrice fidata dell’artista, come lo è pure Nicola Console, che traccerà disegni simultaneamente alla recitazione. Anche le musiche originali – di Andrea Rocca – sono state composte durante le prove, in una sintesi creativa che ha regalato al risultato finale tensione e coerenza. Molto attesa, naturalmente, l’interpretazione che Luigi Lo Cascio offrirà dei versi pasoliniani: attore dotato di un talento luminoso e di un’intelligenza interpretativa che regala a ogni suo lavoro tagli arricchenti, è stato spesso applaudito allo Stabile regionale. Il ricordo della sua prova d’attore in Nella tana (accolto da continui sold out nel 2006) o nell’ardita edizione di Otello proposta nel 2015, esprimono il suo valore più di ogni elenco di film riusciti (I cento passi, La meglio gioventù, Luce dei miei occhi, Il nome del figlio…) o di premi ricevuti.
Degna di grande attenzione resta, di certo, l’inusuale scelta di creare un ritratto autobiografico ricorrendo al mondo poetico pasoliniano.
Si racconta che all’indomani della morte di Pasolini, l’amico Alberto Moravia urlasse «Abbiamo perso prima di tutto un poeta» scegliendo così, tra le innumerevoli manifestazioni del suo ingegno (intellettuale, romanziere, cineasta, critico, saggista, drammaturgo), proprio la dimensione lirica. Una dimensione, peraltro, che Pasolini visse fin da bambino (a sette anni scrisse le sue prime poesie) e che pervade la sua completa produzione: le sue opere teatrali, scritte in versi, il suo cinema che egli stesso definiva “di poesia”… Intensa, intima e sterminata la sua “pura” produzione poetica è un universo ricchissimo, da cui Lo Cascio riesce a trarre un unico discorso su e di Pasolini, pronunciato alla luce del sole e offerto agli sguardi del mondo, senza attenuare la sua anomalia, la sua diversità, la sua ferrea e feconda contraddizione.