Luca Zingaretti ritorna sul palcoscenico dello Stabile regionale, dopo il successo ottenuto nel 2013 ne La torre d’avorio di Ronald Harwood e propone un testo enigmatico e magnificamente costruito di Alexi Kaye Campbell interessante drammaturgo contemporaneo inglese, di origini greche.
The Pride è lo spettacolo di cui Zingaretti ha concepito la bella regia e che interpreta affiancato da Valeria Milillo – altro nome di primo piano nel cinema e nella televisione – da Maurizio Lombardi e Alex Cendron: un cast impeccabile, che era necessario per questo lavoro. «Sono stato fortunato – ha infatti dichiarato lo stesso regista in un’intervista a Il Messaggero – ho trovato interpreti che si mettono in gioco sul palcoscenico. Ognuno ha due ruoli e non è facile renderli credibili, senza rischiare la sovrapposizione: sul palco non siamo dei solisti, ma un quartetto d’archi».
Con la precisione e la forza emotiva d’un quartetto d’archi, dunque, gli interpreti coinvolgono la platea in due storie che toccano con tatto il tema dell’omosessualità, ma parlano universalmente d’amore e della ricerca della propria identità. Avvengono a Londra in due momenti diversi, l’una nel 1958, l’altra nel 2015 e procedono a scene alterne, in un gioco di echi e rifrazioni molto avvincente. Gli attori rimangono gli stessi, come i nomi dei personaggi, ma i rapporti e i contesti si differenziano.
Il quadro del 1958 raffigura la crisi di una coppia tradizionale: Sylvia, una ex attrice reduce da un esaurimento nervoso, sta lavorando alle illustrazioni del libro di Oliver, uno scrittore per ragazzi. Non vede l’ora di presentarlo al marito Philip e quella sera, finalmente, usciranno a cena insieme. L’attrazione che scatta fra i due uomini nel contesto perbenista degli anni Cinquanta non potrà mai rivelarsi liberamente.
La storia ambientata nel 2015 lega invece esplicitamente due uomini: Oliver, giornalista gay, in una serata da incubo viene lasciato dal fotoreporter Philip, che non riesce a perdonare più alcuni atteggiamenti del compagno. Sylvia, amica di entrambi, cerca di aiutarli e indaga sui motivi che spingono Oliver a sabotare una relazione tanto importante.
Solo apparentemente distanti, le due vicende si completano reciprocamente, nel porre ed amplificare questioni fondamentali relative al destino, all’amore, alla fedeltà, al perdono e soprattutto alle scelte che determinano il nostro io più profondo. In effetti i protagonisti, come tutti – etero od omosessuali – lottano per questo: scoprire chi veramente siamo e cosa desideriamo raggiungere nella vita, che cosa ci renderà orgogliosi di noi stessi.
Con intuizione ed eleganza, Luca Zingaretti affronta un testo vero e delicato, che pone sotto i riflettori per la prima volta in Italia il talento di un autore pluripremiato (The Pride, suo lavoro d’esordio, ha ottenuto il Critic’s Circle e l’Olivier Award)