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Corpi e sonorità

La rassegna per la nuova danza “Off Label” organizzata da Lo Studio di Udine (Arearea), domenica 15 gennaio ha proposto ad un folto pubblico i lavori di due compagini della danza contemporanea italiana: Vera Stasi (nata a Roma negli anni ’80 ma con sede a Tuscania dal ’97) e Raffaella Galdi che , però, ha ideato e realizzato il suo progetto in Germania (Tanzwerkstatt Braunschweig come co-produttore).Entrambi le pieces sono al femminile: il primo “Figure sonore” vede 4 interpreti (tra cui l’udinese Nadia Scarpa) impegnate nel rendere musicale il corpo attraverso le mani, i piedi che colpiscono il suolo e il corpo stesso producendo suoni e tonfi dai ritmi sempre più complessi.

Le quattro ballerine , molto concentrate e forse un pò troppo serie, non hanno sbagliato nulla rivelando ore e ore di prove alle spalle di questa complessa “storia” sonora. Personalmente ho notato proprio in Nadia Scarpa dei guizzi di partecipazione che mi sarebbe piaciuto vedere anche nelle altre: se c’è una caratteristica della danza contemporanea italiana che non riesco ad apprezzare del tutto è la “seriosità”, quel muoversi (nel caso delle donne) come delle gheishe tristi…eleganti ma sempre un pò mortificate, talmente diffuso che nessuno se ne accorge più (tranne la sottoscritta?). Musica inesistente-volutamente- ma solo un metronomo invisibile a dare il via a molte di queste partiture per mani, petti, spalle, gambe, guance e piedi; a metà della mezz’ora si sentiva l’esigenza di un inserimento musicale ma così non è stato.Lavoro comunque interessante per la grande ricerca e l’impegno profuso dalla compagnia.

Nella seconda proposta, la presenza scenica di Raffaella Galdi è interessantissima: esordisce con un assolo in un disegno luci, pensato da lei stessa, minimo ma sufficiente a metterne in risalto la versatilità di interprete sia morbida che potente, capace di occupare lo spazio velocemente così come di riempirlo stando quasi ferma sul fondale. Sa catturare l’attenzione al di là di quello che vuole comunicare perché, che balli o no, C’E’. Per questo ho percepito come un calo di atmosfera all’entrata dell’altra interprete (Eva-Sophia Sutter): sembrava di assistere sì, come voluto, ad un incontro fra due persone ma, nello specifico, tra l’insegnante e la sua allieva; credo proprio per la fortissima personalità della Galdi rispetto alla presenza efebica e un pò neutra della Sutter. La maggior parte delle sequenze in coppia, anche se ripetute, sono risultate efficaci e le musiche, la voce, i suoni scelti molto gradevoli. Ma se potessi, rivedrei volentieri soprattutto l’assolo iniziale della Galdi per apprezzarne ancora la bella qualità del movimento.

Cynthia Gangi

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