E se ci trovassimo davvero a vivere in quell’altrove in cui ci immaginiamo spesso e in cui non siamo mai? Di quanti cambiamenti siamo artefici, nella nostra vita? Siamo veramente capaci di deviare rotta? Un Tre sorelle fra e teatro e cinema, su desideri, paure, sogni, aspirazioni, nella rivoluzione scenica di Christiane Jatahy
Un tuffo nell’abisso che realizza un cambiamento? Una rinascita?
Un film e uno spettacolo se lo domandano e rilanciano punti interrogativi verso lo spettatore.
E se elas fossem para Moscou è l’ultima, rivoluzionaria, creazione della regista brasiliana CHRISTIANE JATAHY, un evento spettacolare in due parti che sono rispettivamente un film e uno spettacolo, da vedere in successione, in due spazi diversi, mentre punti di vista e racconti si ribaltano e modificano, approfondendosi e svelandosi uno tramite l’altro. Protagoniste sono Olga, Irina, Maria, tre donne di oggi alle prese con i dubbi, i bisogni e desideri di cambiamento, le paure e le aspirazioni delle protagoniste di “Tre sorelle” di Cechov.
«All’inizio del lavoro siamo andati a Parigi, Francoforte e São Paulo, chiedendo alla gente di diversa estrazione sociale e cultura, cosa fosse per loro l’Utopia.
“E se andassimo a Mosca?” è poi diventato uno spettacolo e un film.
Due spazi interagiscono. Ciascuno è l’utopia dell’altro, ma ognuno è anche indipendente e a sè stante.
Cinema e teatro. Due forme d’arte che coesistono in simultanea.
Il pubblico sceglie da che punto di vista assistere alla storia di tre donne di oggi, tre sorelle in diverse fasi della vita. Tutte e tre sentono il bisogno di un cambiamento.
Teatro o cinema? Cinema o Teatro? I confini del mondo virtuale e del mondo reale reale dilatano le loro possibilità.
Olga, Maria e Irina vivono nel “qui e ora”: nel film il dramma cechoviano è condiviso con il pubblico in modo molto intimo, nello spettacolo ci sono i loro desideri, le paure, i sogni. Quello che stanno chiedendosi – a se stesse e agli spettatori – è: si può è cambiare? Christiane Jatahy
mtr