E se elas fossem para Moscou è lo spettacolo che Christiane Jatahy regista brasiliana ha portato in scena sabato scorso a Udine per Teatro Contatto. Già presentato alla Biennale Teatro 2016 l’opera è una rivisitazione in chiave contemporanea delle “Tre sorelle” di Checov e i sogni di Olga, Irina e Maria, un matrimonio felice, una vita sociale brillante, un lavoro appagante o meglio la loro disillusione vengono raccontati dalla regista in due movimenti, che si compenetrano l’un l’altro. Non un doppione ma la stessa storia raccontata secondo due divesi registri, uno teatrale e uno cinematografico.
Quest’ultimo vede le attrici festeggiare il compleanno di Irina, la più giovane delle tre sorelle mentre il movimento teatrale è caratterizzato dalla partecipazione del pubblico alla festa, dove tutti brindano, assaggiano la torta e ballano “Boys don’t cry” dei Cure. Nel frattempo tutto è osservato e ripreso da telecamere che scrutano ogni movimento, ogni sguardo e catturano impietosamente ogni singola azione delle protagoniste. La storia ripresa in diretta è montata dalla regista e trasmessa sullo schermo sotto forma di film. Così gli spettatori divisi in due gruppi vengono fatti alternare tra la rappresentazione teatrale e quella cinematografica e ciò permette loro, alla fine dei due movimenti di scegliere con quali occhi osservare la stessa storia.
Uno spettacolo con forti elementi di innovazione che sa toccare il cuore, i sentimenti le emozioni degli spettatori che si sentono coinvolti nella magica tragicità della vita e non possono non chiedersi cosa fare per cambiare la loro vita così come le tre sorelle vorrebbero cambiare la loro. Se per le tre donne (magistralmente interpretate da Isabel Teixeira, Stella Rabello, Julia Bernat della compagnia brasiliana Vértice de Teatro) Mosca potrebbe rappresentare la cesura tra il prima e il dopo, tra il passato e il futuro, quale potrebbe essere la “Mosca” per ogni spettatore.
Maria Teresa Ruotolo