Un letto, il talamo nuziale di Macbeth, con accanto un grande specchio, domina la scenografia del Macbeth di Shakespeare, atteso al Politeama Rossetti da mercoledì 25 gennaio, per la stagione Prosa del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia nella premiata edizione firmata da Luca De Fusco e interpretata, nel ruolo del titolo da Luca Lazzareschi e da Gaia Aprea in quello della Lady.È una scenografia sempre più declinata alla contaminazione dei linguaggi e intersecata da suggestioni video, coreografiche, musicali, quella scelta da De Fusco. Codici essenziali per dare conto dell’universo di Macbeth: dramma – a una prima lettura – dell’arroganza e della sete di potere, ma anche testo psicologico, filosofico, teologico. Dramma della sterilità, della vanità e del rimorso, del cinismo… «Ho cercato di lavorare ad uno stile meno monumentale e più visionario rispetto ai lavori precedenti – spiega il regista – assecondando la natura fantastica del testo che vede i suoi momenti fondamentali (apparizione delle streghe, visione del pugnale, fantasma di Banquo, apparizione dei Re, delirio del sonnambulismo di lady Macbeth) tutti fortemente contrassegnati dal tema del sogno, del delirio, insomma dell’irreale».Una complessità che è alla base del misterioso fascino di questo capolavoro, cruento, inquietante, ma assolutamente attrattivo, ricco di sedimentazioni di senso e di possibili letture di cui ha dovuto tener conto anche il traduttore del testo, Gianni Garrera, che prendendo ad esempio il momento della profezia della foresta di Birnan, chiarisce «Gli alberi della foresta di Birnam che, in senso letterale, secondo la profezia delle streghe, sradicano le loro radici e muovono verso Macbeth, sono, in senso figurale, il desiderio di Macbeth di sradicare le radici genealogiche o di alterare gli alberi di discendenza. Pertanto la foresta che si sradica, in senso allegorico, è prefigurazione della mancanza di radicamento genealogico dei coniugi Macbeth.(…) La colpa iniziale di Macbeth è di non avere cognizione dell’occulto. Non ne capisce il linguaggio e non lo decifra (…) Allora la sua lingua tocca il punto più basso di ovvietà e di normalizzazione del ragionamento. La lingua dei demoni è parola sofistica, nel senso che non pronuncia falsità ma gioca con la verità. E Shakespeare deve impiegare una lingua capziosa, attenta all’equivoco, fino al rebus».
Macbeth debutta mercoledì 25 e replica fino a sabato 28 gennaio alle ore 20.30; domenica 29 gennaio si tiene la pomeridiana alle ore 16 alla Sala Assicurazioni Generali, per la Stagione di Prosa del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia.
Venerdì 27 gennaio alle ore 18 si terrà un incontro dedicato a Macbeth di Shakespeare condotto dal direttore della British School del Friuli Venezia Giulia, professor Peter Brown.La conversazione a cui prenderà parte la compagnia dello spettacolo avrà luogo alla Sala Bartoli. L’ingresso è libero fino ad esaurimento dei posti disponibili.
Andrea Forliano