Si chiama Amore l’ultimo lavoro della compagnia Scimone Sframeli, vincitore del Premio Ubu 2016 come “ migliore novità italiana e progetto drammaturgico”, “miglior allestimento scenico”, “nomination come “migliore spettacolo dell’anno”.
Ma che cos’è l’amore…
Se vinicio Capossela nella sua celebre canzone “Che coss’è l’amor” cerca di trovare la risposta “nel vento che sferza il suo lamento sulla ghiaia del viale del tramonto”, Sframeli e Scimone lo hanno domandato alle due coppie in scena, due coniugi di lungo corso, un marito e una moglie ormai anziani e due vigili del fuoco, coppia clandestina.
Se per i due coniugi la vita assieme è stata vissuta in modo pieno e appagante e la passione di un tempo ha lasciato il posto a una tenera complicità, a un mutuo aiuto e sostegno, nella coppia omosessuale emergono i silenzi, le assenze, i vuoti di una relazione a metà, clandestina, mai completamente appagata. Arriva però il momento in cui la verità deve essere manifestata, con le parole e con i fatti.
Ambientata in un cimitero con le lapidi a due piazze e cipressi disegnati sullo sfondo le due coppie si raccontano con un linguaggio chiaro, semplice e ciò che per loro significa Amore appare chiaramente a poco a poco: il concetto di amore è sostanza essenziale della vita, filo conduttore dell’esistenza dall’inizio alla sua fine.
La pièce riesce a coniugare, nei cinquanta minuti di durata che trascorrono come sospesi, momenti di profonda riflessione a momenti assolutamente esilaranti.
Sul palco di un Teatro San Giorgio per Contatto 35 stracolmo di spettatori oltre a Spiro Scimone e Francesco Sframeli, anche Gianluca Cesale e Giulia Weber applauditi lungamente al termine dello spettacolo.
Maria Teresa Ruotolo