Sabato 25 marzo al Nostos Teatro torna in scena, per una replica straordinaria, “Ass ‘e Marzo”, un racconto per immagini intessute di parole intorno alla vita di don Peppe Diana, una produzione dello spazio di Aversa. – La nostra indagine è partita con il supporto dell’associazione Libera – Nomi e numeri contro le mafie e lo sprone del Comitato Don Peppe Diana. – scrive il regista nelle note – Ci siamo catapultati nei luoghi e nei giorni di don Peppe Diana nel tentativo di ricostruirne la storia nella sua autenticità, lontano dalle mistificazioni o dalle edulcorazioni post mortem. A guidarci gli echi della nostra infanzia, quando l’assassinio di don Peppe, in quel maledetto 19 marzo del 1994, fu un boato nelle vite di tutti e una necessità di ricostruire i tasselli di una storia che sentivamo non abbastanza esplorata e non ancora esaurita. Così abbiamo girovagato per i paesi dell’agro aversano a raccogliere tutte le testimonianze possibili, quelle pro e quelle contro. Abbiamo abbandonato ogni ipotesi personale e siamo rimasti semplicemente ad ascoltare a lungo. Pian piano insieme alla storia dell’uomo è venuta alla luce la storia della nostra terra, tassello dopo tassello ci sono apparse chiare tutte le dinamiche malavitose su cui si reggevano quegli anni, e quindi i loro prolungamenti e le loro evoluzioni nella storia attuale. Queste testimonianze sono diventate amalgama per il nostro spettacolo, il teatro lo strumento per dargli forma ed espressione. Un racconto per immagini dicevamo in cui si fa uso di simbologie strettamente legate al background in cui la storia si svolge. – “Ass ‘e Marzo” è un gioco di parole che unisce Marzo, mese dell’assassinio di Don Peppe Diana all’ “ Ass ‘e Mazz” ovvero tressette a perdere, il gioco di carte per eccellenza dei circoli ricreativi in cui si riunivano gran parte degli affiliati alla malavita e che, spesso, si trasformavano in teatro di esecuzioni spettacolari, modello Far West. Al centro del palco un’impalcatura di tubi innocenti, simbolo delle grandi imprese edili, forma eletta del controllo camorristico in quegli anni, si tramuta nell’intimo focolare di madre Iolanda o nell’altare di madre Camorra, divinità pagana solenne e diabolica che racchiude in sè tutte le ambiguità dei cerimoniali religiosi di queste terre. Intorno le voci e le ingiurie della piazza, i giochi di potere dei clan. Quattro i punti cardinali della storia: l’uomo don Peppe Diana, lo Stato, la Camorra, la Chiesa.