Inutile mentire, questo spettacolo ce l’ha chiesto l’Europa. Si vedeva che tentennava un po’ ma alla fine poi si è decisa. Diciamolo pure: si sentiva da tempo l’esigenza di qualcuno che fornisse delle risposte a tutti i nostri problemi e Donge e Toro fanno da soli un intero consiglio dei ministri almeno per quanto potrebbero tentare di ciularsi in rimborsi spese. Tra gli argomenti trattati: una sinistra moderna e la ricostruzione delle unghie, il ritorno dei voucher e dello schiavismo classico, fine delle ideologie e apoteosi della raccolta differenziata, sesso con l’olio di palma. Tanto poi queste presentazioni non valgono niente e alla fine si parla sempre di altro. Non è che uno può sapere tutto quello che farà un mese dopo… che in quel caso magari si trovava un lavoro serio.
Intervista semiseria a Stefano Dongetti:
“Solo chi cade può distendersi” che tipo di spettacolo è?
E’ uno spettacolo che si farà un sacco di domande senza dare nessuna risposta.
In che senso?
Sono tante le domande che affollano le menti degli uomini e delle donne di questo secolo, anche se il contenitore delle domande delle donne è decisamente più bello. Perché viviamo, perché moriamo? Sono consultabili gli orari? Vorremmo ancora salvare i delfini se esistesse il vitello delfinato? E poi perché alla notte dei saldi è sempre così pieno di gente? Ci dovrebbe essere come minimo il 70 per cento di gente in meno. Ecco.
E’ il solito monologo comico?
Ecco, questo era un altro titolo possibile. Io non avrei voluto dire niente e starmene zitto, perché non c’è peggior sordo di chi parla. Purtroppo essendo un monologo qualcosa mi toccherà dire. Per fortuna che c’è Franco “Toro” Trisciuzzi che canta e suona.
Ci sarà satira politica?
No. E’ uno spettacolo che dice basta con la satira politica e sostiene la satira poetica. L’unica cosa che si potrebbe dire della politica di oggi è che non si riempiono i vuoti con i buchi nell’acqua. E poi c’è già Maurizio Crozza che riempie tutto lo spazio disponibile su quel versante, per di più imitando i politici e raddoppiando così il numero dei parlamentari invece di diminuirlo. Comunque è uno spettacolo che non guarderà in faccia a nessuno ma solo perché ci saranno le luci che mi accecheranno.
Ma alla gente piace la satira politica
Più ai politici, perché è pubblicità gratuita. E poi ormai l’unica libertà concessaci è quella di farci dei tatuaggi o diventare vegani e io non voglio prendermela con le zucchine o coi geko. Non mi interessano le polemiche sul velo perché ho fatto le elementari dalle suore e per me è un argomento stravecchio. Non mi interessa l’identità di genere, perché io sono per l’identità degenere e voglio che i bambini a scuola cantino le canzoni delle Village Pimpa. Se parlerò di cose come il diritto di cittadinanza sarà solo per dire che vorrei che venisse esteso alle campagne. Se parlerò bene di Vladimir Putin sarà solo perché spero che irrompano in sala delle donne in topless a interrompermi.
Il materiale è tutto nuovo?
Quasi. Se in mezzo mi scappasse qualche pezzo vecchio farò finta di non essere stato io e mi guarderò attorno con aria interrogativa.
Ci sarà almeno della satira sociale
In parte. Parafrasando un comico newyorchese ottantaduenne che sarà presto dimenticato a causa dei video di scoregge in internet, la società è morta e neanch’io mi sento tanto bene. Digito erg sum: Bill Gates e Steve Jobs hanno stretto la società contro un muro e ora Zuckerberg la mena. Ma è inutile lamentarsi, la società è masochista dalla notte dei tempi. Costruiamo monumenti a dei che dovrebbero venir denunciati per crimini contro l’umanità.
Sarà mica uno spettacolo serio?
Serio come solo uno scemo sa essere.
Andrea Forliano