Dopo la forte commozione delle ultime avventure belliche in Carnia, i bizzarri reporter delle interviste impossibili tornano in campo e riprendono i loro reportage da Udine con uno spaccato quanto mai provocatorio. “Una sera sotto Palazzo D’Aronco” va in scena nella Corte di Palazzo Morpurgo a Udine sabato 29 giugno alle 20.45 (ingresso libero), nell’ambito di Udinestate organizzato dal Comune di Udine, e di Armonie in Corte proposte dal Teatro Bon di Colugna. La performance riporta come sottotitolo “Retrovia bellico-musicale alla ricerca del profilo perduto del “Bel Alpino” Italo Balbo”. Sul palcoscenico ancora Adriano Giraldi in Guerrino Pacifici, Maurizio Zacchigna in Miro Vojnovich e Roberta Colacino in Noemi e la crocerossina. Sempre sostenuti dalle musiche appositamente composte ed arrangiate, dal Gruppo Strumentale Lumen Harmonicum (Mauro Verona – corno, Marco Favento – violino, Massimo Favento – violoncello, Mauro Zavagno – contrabbasso, Denis Zupin – percussioni).
Un vero dilemma per Guerrino Pacifici e Miro Vojnovich: i reporter proprio non possono svincolarsi dalla alla memoria di un Balbo futuro feroce gerarca fascista. Ma nel 2017 come fare per dare un “primo” profilo di Balbo, ancora giovane e volonteroso volontario della Prima Guerra, sentitosi chiamato a difendere la Patria nel 1917? Difficile “riabilitare” chi la storia condanna: ma – almeno nell’era della storia virtuale dove tutto pare possibile – si può provare a costruire un altro futuro a Balbo?
Chissà che in questo spettacolo non capiti qualcosa … proprio in quella stessa Udine, retrovia naturale del fronte e importante centro di gestione bellica, dove si formò Italo Balbo, volontario per scelta e Alpino per vocazione, finalmente sul fronte nella primavera 1917. Si batté con coraggio sempre in testa al suo plotone, conquistando diverse medaglie e partecipando alla creazione del mito dell’Italia di Vittorio Veneto. Con lo stesso spirito s’impegnò a Guerra finita quale commissario prefettizio nella risistemazione del territorio in Friuli, vivendo il problema del reinserimento di milioni di reduci nella società. Era conscio delle difficoltà, soprattutto di quelle legate al mantenimento dei valori coltivati in trincea tra amor di Patria e senso del dovere. Nacque così L’Alpino, ancora adesso la principale rivista degli Alpini italiani. A Udine Balbo conobbe l’amore e poi anche sua moglie; da Udine incominciò quel percorso che tra Marcia su Roma, trasvolate oceaniche ed incarichi importanti, lo avrebbe portato ad essere uno dei principali esponenti dell’Italia Fascista, l’unico in grado di contrastare Mussolini quanto a personalità e carisma. Nel loro reportage, chiamati ad offrire profili anche celebri della storia italiana, Pacifici ed i suoi collaboratori ripercorrono le vicende di Balbo tra 1917 e 1919, facendo una fatica enorme nel cercare di isolare tale percorso dal suo futuro fascistissimo.
Sabato, 10 luglio alle 20.45 a Forni Avoltri nella Sala Cinema Teatro è la volta dell’ultimo spettacolo di Pace alla Guerra, “Un Rifugio per Lambertenghi & Romanin. Percorso turistico-musicale per miti, giornalisti & musicisti di montagna” (sempre a ingresso libero).
Adriano Giraldi è ancora Guerrino Pacifici, Maurizio Zacchigna è Miro Vojnovich e il Tenente Romanin e come sempre al loro fianco gli interpreti del Gruppo Strumentale Lumen Harmonicum e le loro musiche composte ed arrangiate ad hoc.
La Zona Carnia fu quel settore del fronte bellico che durante la Grande Guerra ebbe il compito di sostenere la difesa del crinale alpino, una difesa infrangibile da curare e nutrire giorno per giorno per aiutare le armate italiane impegnate a cercare di sfondare e vincere la guerra sul sanguinosissimo fronte dell’Isonzo. Non è un caso che molti luoghi alpini tra rifugi, cime, costoni ed itinerari portino il nome di soldati lì caduti per la Patria, sacrificatisi spesso per mantenere solido quel muro. Accanto a quei nomi, alle lapidi e alle scritte sparse sul territorio, quanto rimane ancora di quelle vicende nella memoria e nel nostro presente? Come la Memoria può difendersi dall’oblio? Aggirandosi tra i reperti e le testimonianze raccolte presso la Mostra Permanente della Grande Guerra di Forni Avoltri, Guerrino Pacifici e Miro Vojnovich si interrogano ad esempio sul perché il Rifugio sul passo Volaja, proprio sopra Forni Avoltri, sia stato intitolato a Lambertenghi & Romanin, due tenenti degli Alpini. Tra il 1915 ed il 1917 sul passo Volaja, attorno allo splendido lago omonimo, meta paradisiaca durante tutta l’estate per indomabili turisti escursionisti, soldati italiani ed austro-ungarici si scannarono sanguinosamente cercando di strapparsi anche pochi metri di roccia, tra dirupi e terreni impervi. Possono due nomi… cioé l’intitolazione di un rifugio a due soldati… essere lo strumento lo strumento giusto per preservare dall’oblio la memoria del sacrificio di tanti che soffrirono in cima a quei monti? Su quel passo alpino il confine, che i due tenenti – almeno così si desume da internet! – diedero la vita per“tenere” saldo oggi è sempre più uno spartiacque dove la natura unisce le anime
Andrea Forliano