«Sono sorpresa e sconcertata dal provvedimento con cui l’autorità giudiziaria, contestando una semplice contravvenzione invece del ben più grave delitto di maltrattamento, ha consentito, mediante il pagamento di una oblazione, la restituzione di 31 cani a un uomo che li aveva abbandonati.» Lo dichiara il presidente nazionale dell’Enpa, Carla Rocchi, intervenendo in merito a una contestata decisione del Tribunale di Vicenza. «Le giustificazioni che stanno alla base del comportamento di questo signore non hanno importanza – prosegue Rocchi -; egli ha dimostrato di non essere in grado di prendersi cura dei suoi animali. Restituirglieli significa dunque esporli concretamente al rischio di nuove, terribili sofferenze.»
I fatti risalgono ad ottobre 2010 quando le Guardie Zoofile dell’Enpa di Vicenza e i Carabinieri di Brendola (Vicenza) irrompono in un “canile” privato di Arcugnano, trovando una situazione sconcertante. Trentuno cani da caccia (tra cui un cucciolo) sono detenuti all’interno di box arrugginititra liquami, fango, cibo avariato, topi e carcasse di animali; alcuni di loro, come accertato dal veterinario, presentano ferite, piaghe e lesioni di vario tipo. Il canile viene posto sotto sequestro così come i cani, i qualivengono affidati a una struttura di ricovero dell’Enpa che, a sua volta, dà una parte di loro in adozione temporanea.
La confisca sembra nell’ordine naturale delle cose. Tuttavia alla fine dello scorso gennaio arriva un vero e proprio colpo di scena: l’uomo, che si sarebbe giustificato sostenendo di non avere mai maltrattato gli animali, ma di averli trascurati a causa di problemi familiari, si sarebbe visto derubricato il reato da maltrattamento ad abbandono. E così il proprietario del canile “fai da te” se la sarebbe cavata con il pagamento di un’oblazione, ottenendo l’estinzione del reato e addirittura il dissequestro degli animali, i quali potrebbero tornare a breve in suo possesso.
L’Enpa, però, annuncia battaglia con il proprio ufficio legale, il quale sta seguendo il caso con la massima attenzione. «Stiamo valutando di procedere con ulteriori istanze per verificare la presenza di autorizzazioni di legge per la detenzione di animali e la conformità della struttura atta a salvaguardare il benessere dei cani custoditi – spiega l’avvocato Ermenegildo Russo -. Provvederò a monitorare la situazione e ad inoltrare ulteriori denunce all’autorità giudiziaria qualora si ravvisassero condotte lesive agli interessi degli animali.»
Quello giudiziario, tuttavia, non è l’unico risvolto di questo caso. «Non riesco proprio a capire cosa abbia impedito a questo signore di delegare la cura dei suoi cani a un’altra persona se, come sostiene, era impossibilitato a occuparsi di loro – aggiunge Rocchi –, ma il punto non è soltanto questo. L’intera vicenda chiama in causa un principio di civiltà, per il quale l’Enpa si batte da molto tempo: chi maltratta o abbandona un animale, ed è quindi incapace di prendersene cura, non deve in alcun modo vedersi riconosciuta la facoltà di detenerlo.»
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