In scena fino al 24 novembre al Teatro San Giorgio di Udine per il Css, Ricci/Forte presentano una nuova versione di Pinter’s Anatomy, la performance creata nel 2009 per il progetto Living Thing: Harold Pinter.
Una ghirlanda natalizia è appesa alla porta della stanza ove gli spettatori – otto in totale – sono accompagnati, uno alla volta, in un punto deciso dal regista. La musica di White Christmas si siffonde. Il caldo è quasi soffocante e il disagio dello stare in piedi per tutta la durata senza alcun filtro che separa spettatori e attori è palpabile.
La stanza è illuminata da luci al neon verdastro e bianche e ci sono due porte che dividono un ambiente dall’altro di cui si intravedono un lettino di ferro di quelli usati negli obitori e un albero di Natale carico di targhette con nomi e date importanti che gli spettatori sono invitati a compilare. Quelle stesse targhette che si appendono ai piedi dei morti in attesa dell’autopsia. L’atmosfera è carica si tensione, gli attori parlano cantano e interrogano gli spettatori e quasi, con le loro parole si specchiano in essi. La realtà e la verità non sono assolute ma dipendono dai punti di vista. La vita non è solo ciò che i fari della macchina illuminano in autostrada, è solo una parte del tutto che il buio sembra inghiottire. La stessa prima volta raccontata da due ragazzi sembra appartenere a storie e situazioni diverse.
Il teatro di Ricci/Forte è un teatro che fa riflettere, sembra quasi irriverente ma alla fine racconta le cose come sono, senza orpelli e finzioni. Non risparmia nulla anzi in un certo senso è brutale nel mettere in luce debolezze e fragilità di uomini e donne appartenenti ad una società che sta perdendo i punti di riferimento. Bravissimi, come sempre, gli attori.
mtr