Fiero e indomito, Frank Get (http://frankget.com/) torna con un nuovo album in cui l’anima orgogliosamente blues si intreccia con quella più spiccatamente cantautoriale per un connubio che pesca a piene mani nella radici musicali di questo artista triestino. Gray Wolf (https://www.youtube.com/watch?v=mXp73D-Z1No&feature=youtu.be), 14esimo album della lunga carriera di Frank Get, è uscito il 25 novembre e arriva a due anni di distanza da Rough Man, l’album con il quale il musicista aveva deciso di ripercorrere alcune vicende legate alle sue radici. Un disco con una forte ossatura di vero blues (come dimostra la citazione di Howlin’ Wolf) che, dopo le anticipazioni del Buscadero Day, è stato presentato dal vivo presso l’Auditorium della Casa della Musica di Trieste sabato 18 novembre
«In questi dodici brani proseguo in parte il discorso avviato già con To Milk a Duck!, il lavoro realizzato con i Ressel Brothers nel 2014, e soprattutto con il mio precedente disco da solista, Rough Man – dice Frank Get – in Gray Wolf però, invece di parlare di storie direttamente legate alla mia famiglia, ho deciso di raccontare la vita di alcune persone importanti del nostro territorio. Persone, come spesso accade, troppo presto dimenticate».
Storie come quella del bandito Colarich, fuorilegge che portò a termine una serie di audaci colpi tra Istria e Trieste: «Colarich the bandit non è una celebrazione di questo personaggio – sottolinea Frank Get – nel brano cerco di descrivere la situazione storica e sociale che dopo la Prima Guerra Mondiale lo portò a fare certe scelte criminali». The ballad of Carl Weyprecht invece è dedicata a una delle personalità più illustri della Trieste asburgica: esploratore, scienziato e ufficiale della Marina Militare austro-ungarica, Weyprecht prese la cittadinanza triestina e legò il suo nome alla scoperta della Terra di Francesco Giuseppe: «Weyprecht fu inoltre un grande sostenitore della collaborazione scientifica internazionale» sottolinea Frank Get.
Dedicata al coraggio e alla grande modernità di una donna è invece Nora, brano in cui Frank Get fa parlare direttamente Nora Joyce, compagna di James Joyce, lo scrittore irlandese indissolubilmente legato a Trieste: «Lei fu fondamentale per Joyce – ricorda Frank Get – senza il suo appoggio probabilmente molti libri non sarebbero stati scritti. Penso inoltre che Nora Joyce sia un simbolo dell’emancipazione femminile: decise di seguire il suo amore, di convivere e di fare figli senza sposarsi in un’epoca in cui questo era visto molto male. Un esempio di donna che ritengo sia ancora molto attuale». Grazie al brano The outlaw priest è invece possibile conoscere la curiosa storia di Josip Velikanje, il sacerdote con la pistola originario di Idria – Idrija (Slovenia) che, a cavallo tra XX e XXI secolo, non esitò alle maniere forti per diffondere la parola di Dio tra i fedeli della parrocchia di Sanvincenti – Svetvinčenat (Istria).
Altri brani, come Hard Times e Identity, sono invece dedicati all’attuale situazione sociale, alle difficoltà del momento storico e alla necessità di avere una propria identità che scaturisca dalla conoscenza corretta della storia: «Anche Homeless è una canzone attuale – dice Frank Get – e nasce da una scena a cui ho assistito a New York, una riflessione sulla totale indifferenza della gente per un homeless a terra e in difficoltà. Per la gente che passava era come se non ci fosse».
Sono invece dedicate alla musica The cicada and the ant, rilettura della favola di Esopo, e Throwback Blues, un messaggio diretto a tutti coloro si dicono interpreti del blues, ma ne tradiscono le reali motivazioni, dimenticando le radici e la storia di questo genere: «Il blues è un genere vivo e può essere interpretato in mille modi, non deve per forza avere 12 battute e 3 accordi. È un modo di vedere le cose che serve anche a sublimare le sofferenze vissute. Vedo invece che molti si appropriano del nome del blues solo come facciata: non lo fanno davvero, travisano il senso originale e vero del blues».
Interamente composto da Frank Get, Gray Wolf è stato registrato con la stessa formazione che da anni accompagna in tour il musicista triestino, cioè Tea Tidić, Andrea Reganzin (tastiere) e Giulio Roselli (batteria). La sezione fiati (The Jailhouse Horns) è invece composta da Angelo Chiocca (sax), Giorgio Ruzzier (tromba) e Andrea Bortolato (trombone). Fotografie e grafica di Massimo Goina.
Andrea Forliano