Prede avvio martedì 16, con replica mercoledì 17 gennaio (sempre alle ore 20.45), un nuovo, grande anno teatrale al Teatro Verdi di Pordenone. Ad aprire il cartellone di prosa per il 2018 l’ultima regia di Peter Stein, vero e proprio maestro delle scene internazionali, annoverato tra i più importanti artefici del teatro europeo del Novecento, che firma adesso un testo immortale di Shakespeare, Richard II, nella traduzione di Alessandro Serpieri e la produzione del Teatro Metastasio di Prato. In questo nuovo spettacolo Stein offre un punto di vista inedito sulla grande rappresentazione del potere cui ci ha abituato il poeta di Stratford-upon-Avon, proponendoci un re donna nella magistrale interpretazione di Maddalena Crippa.
Accanto all’attrice troviamo Alessandro Averone, Carlo Bellamio, Gianluigi Fogacci, Paolo Graziosi, Gianluca Pantosti, Almerica Schiavo, Giovanni Visentin, Marco De Gaudio, Vincenzo Giordano, Luca Iervolino, Giovanni Longhin, Michele Maccaroni, Domenico Macrì, Laurence Mazzoni.
Il dramma tratta della deposizione di un re legittimo, Richard II. “È da 45 anni che penso a questo testo — racconta Peter Stein — mi appassionava moltissimo il tema: la destituzione di un re convinto di regnare per diritto divino ed è interpretato utilmente da una donna, in questo modo diventa ancora più chiaro il carattere inconsueto di questo re e gli aspetti fondamentali della discussione politica risultano più evidenti”.
Nel 1399, Riccardo II d’Inghilterra fu infatti incarcerato per volere di suo cugino, Enrico di Bolingbroke, che poi prese il suo posto col titolo di Enrico IV. Due secoli dopo (1595), Shakespeare ripercorreva con una certa precisione gli eventi, aprendo una tetralogia che sarebbe continuata con il dramma in due parti Enrico IV e con l’Enrico V.
La protagonista Maddalena Crippa veste qui abiti maschili. “Negli anni ‘90, quando ero direttore artistico per il teatro del Festival di Salisburgo, presentai l’allestimento di Deborah Warner, con Fiona Shaw nel ruolo di Riccardo. Funzionava benissimo. Riccardo II è stato un re molto particolare: era bisessuale, e si comportava come un sovrano assoluto. Pensava di essere l’unto di Dio e credeva veramente di poter fare qualsiasi cosa”.
Ma il dramma è noto anche per la sua struttura. “È estremamente affascinante — spiega il Maestro — ci sono delle forme retoriche meravigliose. È una caratteristica tipica del tempo, si trova soprattutto nelle tragedie e con i grandi personaggi politici”. Questo però, complica notevolmente il lavoro degli attori. «Per interpretarlo bisogna lavorare sulle varie frasi e dar vita al sottotesto. L’attore deve appropriarsi di questa struttura e riempirla con il proprio cervello e con le emozioni”.
Solo così si può arrivare all’obiettivo che Stein non si stanca mai di ripetere: “Il regista dovrebbe sparire agli occhi del pubblico, tutti i movimenti e le parole dovrebbe essere così credibili, così organici, da sembrare scaturiti in quel momento dal pensiero degli attori”.
Informazioni e Biglietti: 0434 247624 e www.comunalegiuseppeverdi.it