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14-18 Due fronti, una città. Storie triestine inaugurata oggi nel Salone degli Incanti-Ex Pescheria a Trieste

14-18 Due fronti, una città. Storie triestine inaugurata oggi nel Salone degli Incanti-Ex Pescheria a Trieste

Linguaggio contemporaneo e respiro europeo nella rilettura della storia di Trieste durante la Grande Guerra

Una rilettura della storia di Trieste e dei triestini durante la Grande Guerra e nei primi anni del dopoguerra, con un linguaggio contemporaneo e un respiro europeo: con questa finalità è nata la mostra “14-18 Due fronti, una città”, organizzata dal Comune di Trieste, con il contributo della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, inaugurata oggi nel Salone degli Incanti-Ex Pescheria, alla presenza del Sindaco di Trieste, Roberto Cosolini.

Dopo il grande successo de “La Grande Trieste” – sottolinea il Sindaco di Trieste, Roberto Cosolini – il Salone degli Incanti ospita questa nuova mostra che ne rappresenta l’ideale completamento. E se “La Grande Trieste” si è impegnata a raccontare la storia della costruzione della città moderna, “14-18 Due fronti, una città” traccia la vicenda di Trieste e la vita dei triestini negli anni del conflitto, quando la città e i suoi cittadini si videro divisi al punto di ritrovarsi su due diversi fronti. L’impegno del Comune di Trieste per le grandi esposizioni – spiega Cosolini – proseguirà per tutto il 2016. Alla fine di gennaio si inaugurerà il nuovo allestimento del Museo della Risiera di San Sabba, per raccontare la storia del luogo e inquadrare i fatti che vi si svolsero in uno spazio di accoglimento rinnovato nei contenuti. A marzo, nella Centrale Idrodinamica in Porto Vecchio, aprirà la mostra sul Lloyd Triestino di Navigazione, la compagnia che rese ricca Trieste e la proiettò in Medio ed Estremo Oriente: realizzata in collaborazione con l’Autorità Portuale nel luogo più significativo del Porto Vecchio, l’edificio-macchina che forniva forza motrice a tutte le gru dei magazzini, la storia del Lloyd Triestino sarà visibile insieme al patrimonio di archeologia industriale accuratamente restaurato.Il lavoro di interpretazione storica del periodo tra il 1914 e il 1918 e l’apparato scenico ideato per l’allestimento  – afferma l’Assessore alla cultura del Comune di Trieste, Paolo Tassinari, prendendo a simbolo l’installazione a nuvola nel centro del Salone degli Incanti – si traducono in una mostra che utilizza un linguaggio contemporaneo per presentare Trieste come città “instabile” e, come altri luoghi europei, in bilico tra due stati. Visione diversa da quella abituale di una città “in attesa” dell’arrivo dell’Italia – sottolinea Tassinari – perché inquadrata nella storia europea, capace di rappresentare le diverse vicende dei triestini e più in generale delle genti del Litorale coinvolte nel conflitto mondiale.

Nel valorizzare il patrimonio custodito dalle istituzioni culturali del Comune di Trieste, la mostra è stata immaginata da Bianca Cuderi, direttrice dei Civici Musei, e dal curatore Lucio Fabi. Insieme hanno costruito un percorso espositivo su diversi versanti: “fronti” che consentono una doppia lettura del percorso espositivo, per grandi temi (Trieste in guerra, Uomini contro, La guerra quotidiana, La città contesa) e per suggestioni (Il fronte interno, Il fronte di combattimento, Il fronte vasto, Il fronte dell’immaginario).

I GRANDI TEMI

Il percorso espositivo per grandi temi si apre con la sezione “Trieste in guerra“, dedicata alla storia della città dal giorno in cui (2 luglio 1914) dal mare arrivano le salme del principe ereditario Francesco Ferdinando e della moglie Sophia, fino ai giorni tumultuosi della risposta popolare alla dichiarazione di guerra dell’Italia, preludio della lunga agonia di una grande città troppo vicina al fronte, in cui si concentrano diversi problemi: spopolamento, carenza di generi alimentari, miseria diffusa, minaccia di bombardamenti dal cielo e dal mare.Segue la sezione “Uomini contro” incentrata sulle diverse vicende dei triestini e più in generale delle genti del Litorale coinvolte nel conflitto mondiale: le decine di migliaia di militari arruolati nell’esercito asburgico e sballottati sui diversi fronti del conflitto, tra accuse di codardia e accertati atti di coraggio, di cui ancora poco si sa; la storia diversa e certo più conosciuta di un migliaio di volontari irredenti fuggiti dall’Austria per arruolarsi con l’Italia; i profughi, gli internati per motivi politici e i tanti “regnicoli”, lavoratori italiani dimoranti in città da decenni con le loro famiglie, costretti a ritornare in patria.”La guerra quotidiana” è la sezione nella quale viene esposta una vasta e completa raccolta di oggetti della “Trench art” (soprammobili, monili e oggetti vari di uso quotidiano costruiti con residuati bellici) e di propaganda, provenienti dalla ricca collezione Hellmann di Roma – una delle più interessanti in Italia – e riflette, in maniera solo apparentemente rassicurante, il progressivo appiattimento della società dell’epoca alle ragioni del conflitto.Infine, l’installazione circolare di grande impatto spettacolare, che pone al centro una grande mappa di Trieste, la “Città contesa” dai diversi eserciti, rappresentati da un “esercito” di circa mille soldatini d’epoca provenienti dalla Collezione Luisi di Trieste. Altre testimonianze scritte di militari e civili, nonché alcune citazioni letterarie, accompagnano le sezioni della mostra, collegando i tanti reperti, le immagini, i manifesti e le infografiche sui diversi “numeri” del conflitto alle innumerevoli storie individuali che si intrecciano all’interno della “grande storia” del mondo in guerra.

LE SUGGESTIONI

I grandi temi si incrociano nel percorso espositivo con le suggestioni dai diversi fronti. “Il fronte interno“, vissuto dalla popolazione di una grande città troppo vicina all’area dei combattimenti, troppo lontana dalle linee di rifornimento, che patisce miseria, fame, turbolenze e paralisi dei traffici e delle merci. “Il fronte di combattimento” che, per i triestini è rappresentato dalla Galizia, dalla Serbia, dai Balcani. Ma è anche il fronte dei fuoriusciti triestini disertori dall’Austria per combattere con l’Italia, e spesso per morire in battaglia; dei “regnicoli” costretti ad abbandonare la città in cui vivono, lavorano e hanno famiglia; dei profughi e degli internati come persone sospette dalla polizia austriaca, che scontano la “loro” guerra in luoghi di detenzione o campi di prigionia che anticipano l’esperienza dei lager della Seconda guerra mondiale.L’intera società del Novecento, che entra nella prima grande guerra di massa con una fede incrollabile nella vittoria, viene rappresentata da “Il fronte vasto“. Una vittoria promessa dalla propaganda di tutti i paesi, al punto che è la guerra stessa a diventare quotidiana. Questo interessantissimo fenomeno viene visto attraverso la “Trench Art”, l’oggettistica di uso quotidiano, replicata dalla propaganda di guerra attraverso la produzione industriale di marchi, gadget, orpelli diversi venduti per finanziare la guerra.Ed infine “Il fronte dell’immaginario“, per ricordare la guerra giocata nel corso del conflitto e nel dopoguerra da milioni di bambini attraverso il gioco universale dei soldatini, essi stessi opere d’arte popolare.

In mostra fotografie, reperti, oggettivistica e documenti provenienti dal Museo del Risorgimento, dal Museo Teatrale C. Schmidl, dalla Fototeca, dalla Biblioteca Attilio Hortis, dal Museo della guerra per la pace Diego de Henriquez, dall’Archivio generale. In esposizione anche dei contributi della Cappella Underground e della Cineteca del Friuli, nonché di diverse collezioni private, fra le quali la Hellmann di Roma (oggetti della “Trench Art”) e la Luisi di Trieste (circa mille soldatini d’epoca).

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