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50 anni per la Confraternita della Vite e del Vino del Veneto Orientale e del Friuli Venezia Giulia

50 anni per la Confraternita della Vite e del Vino del Veneto Orientale e del Friuli Venezia Giulia

Nello splendido borgo di Sesto al Reghena (PN), a poche lunghezze dal vicino Veneto, si sono tenute le celebrazioni dei primi cinquant’anni della Confraternita della Vite e del Vino del Veneto Orientale e del Friuli Venezia Giulia.

La Confraternita, nata nel 1969 dall’idea del professor Bruno Tagliapietra, ha il nobile scopo di diffondere la conoscenza dei vini del territorio, valorizzando le migliori pratiche vitivinicole e garantendo la genuinità dei prodotti, orgoglio di una pluriennale esperienza e di una continua innovazione. La propositività di questa associazione ha portato a molteplici collaborazioni con altri enti nazionali e internazionali ed inoltre è stata promotrice di diverse borse di studio per giovani studenti sia a livello di scuola secondaria che a livello universitario.

Per commemorare l’ambito traguardo è stato invitato un ospite illustre, il gastronomo e sociologo Carlo Petrini, da sempre promotore di una filosofia di vita che nell’ultimo periodo ha raggiunto l’apice della risonanza mediatica grazie ai nuovi movimenti “green” delle giovani generazioni. I membri della confraternita ed i curiosi avventori sono stati trascinati dalle parole di “Carlin”, il quale è stato introdotto precedentemente da un altro personaggio di rilievo agronomico e vitivinicolo, il professore e giornalista Claudio Fabbro.

Petrini ha esposto senza filtri i punti cardine che lo hanno reso celebre a livello internazionale e per la quale si batte costantemente ogni giorno. Nella premessa ha subito chiarito la sostanziale differenza tra consumatore e co-produttore: il primo è il soggetto distaccato e non curante dei processi produttivi ed economici che stanno dietro alla filiera alimentare, che consuma passivamente seguendo le leggi del mercato impostogli; il secondo, invece, è l’utente attivo che ha fame di conoscenza, che vuole sapere la storia del cibo che arriva sulla sua tavola e soprattutto vuole conoscere che tipi di impatto hanno sull’ambiente e sull’economia locale le produzioni di questi alimenti. Petrini, infatti, ha voluto sottolineare che sostenibilità non è il mantenimento economico delle multinazionali del profitto ma è piuttosto il concetto di durabilità, di biodiversità e di capacità di governare il limite, ovvero garantire l’approvvigionamento del cibo a ogni individuo diminuendo l’enorme spreco alimentare (il 35% degli alimenti prodotti vengono eliminati), preservando la terra, la nostra vera nutrice, e limitando l’impatto devastante che l’uomo ha creato e che continua a creare sull’ambiente. Non è nostalgia dei tempi che furono quella di Carlin, anzi. Secondo il sociologo il progresso tecnologico deve sposare la causa della tutela dell’ambiente e del benessere dell’uomo, garantendo un futuro ai giovani, sempre più vicini al baratro del più grande disastro ecologico.

Il monito di Carlo Petrini è stato chiaro: senza interventi immediati saremo destinati a sparire. La conoscenza è la chiave di volta; i giovani e i meno giovani devono ridurre il gap che li caratterizza e collaborare verso la ricostruzione delle comunità, locali e globali, per garantire una produzione sostenibile e uno stile di vita armonico con la natura e l’ambiente.

Al termine delle celebrazioni e delle onorificenze della Confraternita della Vite e del Vino del Veneto Orientale e del Friuli Venezia Giulia è stato possibile interiorizzare le cocenti considerazioni di Petrini in un momento conviviale con un buffet generosamente offerto dalla Confraternita stessa.

Carlo L.

 

About Carlo Liotti

Giornalista Pubblicista iscritto all'Albo dei giornalisti da Aprile 2013. Dottore in Scienze e Tecnologie Alimentari. Appassionato di fotografia e di viaggi, capo redattore de ildiscorso.it, reporter/collaboratore per altri canali di comunicazione.

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