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PLAY MODENA : Nostra intervista ad andrea ligabue direttore artistico della manifestazione

Domenica mattina, ore 09.30. A Modena Fiere dove è da poco cominciata la seconda giornata di Play, il Festival del Gioco, incontro Andrea Ligabue, direttore artistico della manifestazione. Gli chiedo di trarre un bilancio della strada finora percorsa da Play, dalla prima edizione a quella di quest’anno.

Andrea Ligabue, direttore artistico della manifestazione

Andrea Ligabue, direttore artistico della manifestazione

A.L.: Play ha già una lunga storia alle spalle (7 anni non sono pochi per una manifestazione di questo genere, n.d.a.) ed è cresciuta sia sul piano della visibilità a livello nazionale sia in termini di contenuti ed equilibrio dell’evento. Siamo passati da poco meno di 10 mila ingressi nella prima edizione, agli oltre 28 mila dell’anno scorso (quest’anno è stata superata la quota 30 mila, n.d.a.), ma soprattutto siamo cresciuti per quantità e qualità delle proposte offerte.
Ormai il Festiva del Gioco è diventato il riferimento per tutte le Associazioni nazionali dell’editoria dei giochi da tavolo, di ruolo e di miniature per proporre le loro novità, per farsi conoscere e far giocare.
La formula che siamo riusciti a preservare, cioè l’equilibrio tra gli spazi degli Espositori e quelli delle Associazioni dei giocatori che vengono per condividere la loro passione, per giocare insieme e partecipare ai tornei s’è rivelata la formula vincente. Il pubblico che entra a Play ha la percezione di una comunità che gioca, che vuole far giocare e condividere.
L’altro aspetto fondamentale del Festival del Gioco è la capacità di parlare di giochi a 360°: la proposta ludica va dai giochi della tradizione, come le gare colle trottole e le biglie, i giochi in legno e quelli d’equilibrio, fino ai giochi digitali di ultima generazione, quali i simulatori di volo e i videogiochi, oltre a tutto ciò compreso tra i due estremi, vale a dire giochi da tavolo, giochi di ruolo, giochi di carte collezionabili, giochi di miniature.gente2[1]
Un’altra particolarità di Play è l’attenzione alle novità. Si cerca sempre di includere nel piano di offerte le novità del momento, ad esempio quest’anno abbiamo introdotto l’escape room, un gioco non ancora diffuso in Italia, ma che diventerà la moda dei prossimi anni, a giudicare dall’enorme successo che sta riscontrando in tutto il mondo. A Play abbiamo avuta la prima esperienza italiana.
Riassumendo, ricerca e attenzione alla novità e mantenimento della tradizione, di ciò che il gioco ha prodotto di buono negli anni: questa è la formula vincente del Festival del Gioco.
DarthVader - Star WarsL.M.: Ti chiedo ora una riflessione sui gusti e le filosofie diverse dei giocatori. In Club (il Club Treemme di Modena, del quale Andrea Ligabue è socio e che il sottoscritto ha frequentato attivamente fino a qualche anno fa, n.d.a) va avanti la diatriba tra i sostenitori della ModCon (una manifestazione organizzata annualmente dal Club Treemme, prima dell’avvento di Play, n.d.a.) e coloro che invece apprezzano di più il formato di Play. Come si sviluppano queste tendenze e come convivono in una manifestazione come questa?
A.L.: La Convention (ModCon, n.d.a.), come in generale tutti gli eventi di quel tipo, era il luogo di riferimento in cui persone simili si ritrovavano a condividere la loro passione e come tale trasmetteva un forte senso di comunità, di appartenenza, di stare insieme e riconoscersi tra pari. Allargando invece il target e la dimensione della manifestazione, Play arriva a coinvolgere – fortunatamente dico io – anche persone che di gioco non sanno nulla e che si avvicinano a questo mondo per la prima volta.
Come convivono queste due anime? Non abbiamo, unico Festival in questo senso, una spiccata vocazione commerciale, ma stiamo attenti anche alle comunità dei giocatori, ad esempio ci sono eventi di nicchia, tornei di giochi che coinvolgono 15-20 partecipanti, ma che per loro sono l’evento ludico più importante dell’anno. Abbiamo il lancio di nuovi prodotti, incontri cogli autori e offriamo la possibilità di giocare direttamente insieme a loro, cosa che al grande pubblico non interessa, ma che per gli appassionati e per la comunità dei giocatori ha molto valore, quindi l’offerta va in entrambe le direzioni.
L’altra cosa che stanno scoprendo i giocatori, soprattutto grazie al Festival del Gioco, è che allargando la base e facendo conoscere la propria passione si incontrano nuovi amici con cui giocare tutto l’anno. In questo senso la ricaduta principale è a beneficio del Club Treemme, l’associazione di Modena che organizza il Festival del Gioco: attraverso Play ci facciamo conoscere e facciamo sapere al pubblico che giochiamo tutto l’anno nel nostro territorio, quindi chi vuole giocare con noi può venire a trovarci presso la nostra Associazione. Dello stesso beneficio, però, godono anche le altre associazioni ludiche, infatti il 60% del pubblico di Play viene da fuori provincia e gestendo il sito e la pagina Facebook della manifestazione, riscontro che gli accessi più numerosi in Italia provengono specialmente dalle zone di Milano, Verona e Roma. Ciò significa che anche le altre Associazioni hanno la possibilità di farsi conoscere e di raccogliere contatti per crescere e trovare nuove persone con cui giocare tutto l’anno.
giochidilegno[1]L.M.: Ora Liga dimmi del tuo percorso. Sei uno dei soci della prima ora del Treemme e hai trasformato la tua passione per il gioco nel tuo lavoro, ma un evento come Play, in cui hai messo molto del tuo, che peso ha nella tua carriera professionale e nella passione che metti nel tuo mestiere?
A.L.: Innanzitutto vorrei rimarcare il fatto che la forza di Play, a mio avviso, è che è nata da un’Associazione e da un gruppo di persone, che avevano un patrimonio culturale e ludico enorme, una grande esperienza nell’organizzazione della Convention e che hanno voluto far crescere quest’esperienza, perché il modello precedente era giunto al limite delle dimensioni e delle potenzialità. Si volle quindi fare evolvere quell’esperienza nel Festival del Gioco e credo che la vera forza di Play sia proprio l’unione di esperienze e competenze diverse. Il mio ruolo è la direzione artistica, quindi devo stabilire le linee guida di evoluzione, devo stare attento alle novità, curare la proposta culturale, però, anche questo è un lavoro di squadra, perché pur essendo un esperto soprattutto nel settore del gioco da tavolo, non sono onnisciente nel mondo ludico, quindi diventa indispensabile la collaborazione con lo staff dell’organizzazione, con la nostra Associazione, il Treemme appunto, ma anche colle altre Associazioni italiane e ciò rende il patrimonio del Festival di altissimo livello.
Play mi ha permesso di approfondire professionalmente l’interazione e il contatto con le realtà editoriali italiane, il che è stato molto utile per il mio lavoro, inoltre essere il direttore artistico del più importante festival del gioco italiano è un gran bel biglietto di visita. Ma penso che l’aiuto sia stato reciproco: la mia professione di formatore ludico – lavoro tantissimo cogli insegnanti nelle scuole – mi ha permesso di capire meglio le potenzialità del gioco e cercare di trasmetterle nella proposta del Festival sia a livello comunicativo sia a livello pratico, ovvero facendo capire che il gioco ha delle enormi potenzialità educative, relazionali e sociali sia per i genitori nell’ambito famigliare, ma anche per gli adulti e questo mi permette di vedere il programma del Festival sotto una luce diversa, quindi di riuscire a proporlo a un pubblico quanto mai eterogeneo.
Credo che il Festival sia il risultato del pensiero di un gruppo di persone e di Associazioni, che sono cresciute insieme alla manifestazione e che l’hanno fatta crescere a sua volta. In quest’ottica il vantaggio è stato reciproco.
L.M.: Ti chiedo in ultimo riflessioni a largo spettro inerenti al gioco e alla manifestazione.DarthVader - Star Wars
A.L.: Oltre tutto ciò che si dice sul gioco, cioè che sia cultura, formazione e socialità, credo che il esso sia soprattutto divertimento e la formula vincente di Play e in generale del mondo dell’associazionismo ludico è che è bello ritrovarsi insieme a giocare ed è proprio questo che voglio trasmettere col mio lavoro e la mia passione: far comprendere quanto sia bello e divertente giocare. Quando qualcuno mi dice che non gioca o che non gli piace il gioco, io rispondo che forse non ha ancora trovato il gioco che gli piace.
Chi viene a Play giunge qui da vari percorsi, ma alla fine quello che rimane è un’esperienza interattiva di divertimento, cioè il valore principale del gioco.
All’inizio alla manifestazione noi del Treemme avevamo solo un ruolo di gestori, eravamo l’Associazione dietro le quinte che pensava e creava il Festival, ma ci siamo resi conto che questo paradossalmente generava malintesi, tanto che spesso gli stessi modenesi ci chiedevano se il Club Treemme partecipasse alla manifestazione, quindi abbiamo deciso di ricavare uno spazio per farci conoscere. Oggi il Club a Play ha una vasta area di gioco, dove i soci si occupano di ciò che fanno abitualmente in associazione, cioè giocano insieme a chi partecipa all’evento, se occorre insegnando loro nuovi giochi e si divertono insieme alle persone che incontrano. Questo ha avuto un profondo impatto sul Festival, perché l’area in questione comprende decine di tavoli gestiti da persone che si divertono a giocare e a far giocare e ha permesso al pubblico di Play, specialmente quello modenese o delle zone limitrofe, di rendersi conto che esiste una realtà che sa fare questo. Ciò comporta naturalmente un grosso impegno per la nostra Associazione, basti dire che nei due giorni della manifestazione sono coinvolti oltre cinquanta soci che volontariamente vengono a far giocare le persone, oltre allo staff di Play composto da sette membri me compreso, sempre soci Treemme, che dedicano tutto l’anno alla progettazione e all’organizzazione del Festival.sassofonista[1]
A volte per far comprendere l’importanza del Festival sui media nazionali, bisogna dare una chiave dei lettura diversa. Quest’anno è stata la storia: abbiamo mostrato che si può giocare colla storia e che facendolo si può stimolare la curiosità sugli eventi storici. Quest’anno si celebrano ricorrenze molto importanti che si prestano allo scopo, come il 70° anniversario della Resistenza, la fine della Seconda Guerra Mondiale, l’inizio della Prima Guerra Mondiale e il bicentenario della battaglia di Waterloo. L’idea è piaciuta molto, è qualcosa che noi facciamo sempre, ma cui forse non avevamo dato ancora il giusto peso.

Durante la mattina passo ai tavoli del Club Treemme e li vedo tutti occupati da giocatori, che assistiti dai soci dell’Associazione, che prestano volontariamente e gratuitamente la loro opera, si divertono e imparano giochi nuovi. I ragazzi del Treemme mi dicono che lo sforzo nei giorni di preparazione e svolgimento dell’evento è notevole, non solo per i turni di servizio al Festival, ma anche per le capacità e i giochi messi a disposizione, alcuni dei quali magari sono novità assolute, arrivate e imparate solo due giorni prima dell’inizio di Play. Tutti, però, trasmettono allegria, coinvolgimento e concordano sull’entusiasmo e le soddisfazioni che raccolgono durante l’esperienza e che li ripagano degli sforzi compiuti: le persone arrivano incuriosite sempre più numerose dei tavoli disponibili, quando giocano si divertono e dopo se ne vanno soddisfatte, ringraziando della piacevole esperienza.
Ciao gente, ci si rivede in Club o alla prossima Play. Buon gioco a tutti.
Alcuni riferimenti:

http://www.play-modena.it/

http://www.ludologo.com/
https://twitter.com/ludologo
https://it-it.facebook.com/andrea.liga.ligabue
https://ludologo.wordpress.com/ludologo/

http://it.wikipedia.org/wiki/Club_TreEmme
https://www.facebook.com/ClubTreEmme
https://clubtreemme.wordpress.com/

foto: per gentile concessione di Nevent s.r.l.

Luca Monna

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Il discorso è composto da idee, parole, fatti ed esperienze con il fine di in-formare coscienze libere e responsabili. Le cose sono invisibili senza la luce, le parole sono vuote senza un discorso.

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