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70 anni fa, Porzûs

Settant’anni fa avveniva l’eccidio di Porzûs. Settant’anni passati fra polemiche, revisionismi, dimenticanze, processi; settant’anni senza vere condanne, con prese di posizione di parte dalle varie associazioni.
Ma che accadde in quei giorni? Come mai il 7 febbraio del 1945 un gruppo di partigiani venne trucidato da un altro gruppo di partigiani, seppur di fede politica differente? Perché delle uccisioni in seno alla stessa, gloriosa, Resistenza italiana? Non si è mai voluto capire del tutto, in realtà. Secondo quanto dichiarato dai responsabili della strage, l’Osoppo Friuli aveva preso contatti con la RSI e con i tedeschi per tessere qualche trattativa: i contatti col nemico, secondo i comandi garibaldini locali, erano di per sé un’autodichiarazione di doppiogiochismo e in quanto tali indicavano il tradimento. Versione a quanto pare smentita, poiché sembra che furono contattati solo dalla Decima Mas che cercava aiuto per allontanare la zona del Friuli orientale dalle mire “titine” e di fatto in quel momento si stava rivolgendo a chiunque potesse ascoltarla (la Decima Mas era in effetti un esercito irregolare che era formalmente dipendente dalla RSI ma che in realtà agiva per conto proprio, tanto è vero che fu fatto spostare dai tedeschi perché in aperto contrasto anche con loro).
Forse la motivazione più valida è quella secondo la quale la Osoppo-Friuli non avesse ridistribuito equamente i materiali ricevuto dagli alleati e che non accettasse di lasciare totale libertà di operazioni al XI Korpus in Friuli (che avrebbe voluto portare sotto la propria influenza tutte le terre a sinistra dell’Isonzo e probabilmente anche quelle a sinistra del Tagliamento): Togliatti in persona aveva dichiarato che i comunisti avrebbero dovuto “prendere posizione contro tutti quegli elementi italiani che si mantengono sul terreno e agiscono in nome dell’imperialismo e nazionalismo italiano e contro tutti coloro che contribuiscono in qualsiasi modo a creare discordia tra i due popoli”. Interpretando l’ordine del “Migliore”, visto che l’Osoppo-Friuli obbediva alle direttive del CLN e si era anche rifiutata di mettersi agli ordini del IX Korpus titino (cosa che aveva fatto la Garibaldi-Natisone, finendo fortemente indebolita durante il trasferimento in Slovenia e impegnata poi nella zona di Lubiana dai comandi slavi), era in qualche modo passibile di tradimento. Tra l’altro, poco tempo prima, un agente di collegamento inglese, Michael Trent (al secolo Issack Michael Gyori) che era stato incaricato di mediare fra la Osoppo e il XI Korpus, fu ucciso in circostanze mai chiarite.
Quale fosse la natura dei contrasti fra la brigata Osoppo-Friuli e le formazioni garibaldine non cambia il risultato dell’equazione: oggi non ci rimane che ricordare quello che è successo, conservarne la memoria e augurarsi di non sentire più parlare di guerre fratricide. Anche se al momento, purtroppo, abbiamo ogni giorno notizia di violenze e massacri, a volte non troppo distanti da noi. E il sangue già versato di milioni di persone sembra non essere di monito a coloro che, 101 anni dopo la tragedia della Grande Guerra, continuano a fomentare l’odio e la violenza.

Simone Callegaro

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