Trieste – Oggi 18 settembre è una data particolare per la nostra città, in quanto ricorre un anniversario che segna uno dei più oscuri periodi della storia del nostro Paese. Il Duce Benito Mussolini, annunciava alla gremita folla raccolta in piazza Unità d’Italia, sotto il balcone del Municipio, la promulgazione delle leggi antisemite in Italia. Questo “gesto” era l’apice di una involuzione politica determinata dall’aggressione da parte del nostro esercito all’Etiopia del 1935; azione che provocò il distacco dell’Italia da Gran Bretagna e Francia e il suo successivo avvicinamento graduale alla Germania Nazista. Il duce, avvertì come un vero e proprio affronto,“le inique sanzioni economiche”, che la Società delle Nazioni decretò per il Regno d’Italia; le stesse in verità non furono poi rispettate da tutti i Paesi membri e molte potenze intercontinentali, come gli Stati Uniti, non erano tenute a rispettarle in quanto estranei alla stessa Società delle Nazioni, antenata dell’ONU, con sede a Ginevra. Un uomo che era abituato ormai da troppi anni ad avere “sempre ragione” e sempre più in preda al “sogno” di poter ricostituire l’Impero Romano, si lasciò abbindolare facilmente dalla dialettica del dittatore Tedesco Adolf Hitler. Il 25 ottobre 1936 infatti fu sancito “l’asse Roma-Berlino”; il governo tedesco in cambio di risorse minerarie e finanziarie si assicurò l’impegno italiano a non opporsi all’annessione dell’Austria al Reich, la collaborazione al “Caudillo” Francisco Franco nella guerra civile in Spagna, il progressivo avvicinamento del fascismo al nazismo. A partire da quel momento il Regime, il quale annoverava nei suoi ranghi anche illustri gerarchi Ebrei come Renzo Ravenna, Podestà di Ferrara, prese una serie di provvedimenti restrittivi nei confronti dei “cittadini di razza ebraica”. Dapprima furono isolati gli ebrei non italiani, poi gli stessi non fascisti, seguirono poi, una serie di ulteriori restrizioni che culminarono nelle “leggi razziali”, annunciate appunto a Trieste. Queste privavano di ogni diritto i cittadini Italiani “di Razza Ebraica”, ed erano molto simili alle leggi promulgate a Norimberga 3 anni prima dal Fuhrer. In alcuni casi fortunatamente ci furono delle “scappatoie all’italiana”, in quanto vi era la grottesca e poco precisata clausola degli ebrei “arianizzati”. La scelta di proclamare tutto ciò proprio nel Capoluogo Giuliano, non fu per niente casuale. La nostra città era stata per moltissimi anni Porto Franco e fino al 1918 , principale approdo del Grande Impero Asburgico, quindi era una città multi etnica e multi culturale, con una cospicua comunità ebraica, che in periodi antecedenti aveva contribuito a fondare importanti imprese cittadine come la società di assicurazione Lloyd e Generali, oltre al liquore Stock. Ma non era solo quello purtroppo; già all’indomani della Presa del potere del Fascismo, i numerosi Sloveni e Croati, sia presenti nel centro metropolitano che nell’area circostante, furono chiamati in modo dispregiativo “allogeni” e furono oggetto di numerose persecuzioni di tutti i tipi. La più emblematica, fu l’incendio della Narodni Dom (oggi sede della Scuola Superiore di Interpreti e Traduttori), maggiore centro culturale sloveno e croato presente in Città. Una acuta propaganda messa a punto da Mussolini e passata alla storia come “fascismo di confine” indicava la popolazione di origine slava nemica dell’Italia, già collaboratrice delle Autorità Austriache contro l’Italia, durante e fino al termine dell Grande Guerra. Il discorso che il Duce pronunciò nel suo stile, affacciato al balcone del palazzo Comunale, fu salutato con gaudio dai più fanatici esecutori del “fascismo di Confine”, e preoccupò non poco le svariate migliaia di “non ariani”, che da secoli popolavano la nostra città e che si vedevano, loro malgrado e inspiegabilmente chiudersi tante porte in casa propria. Purtroppo questo episodio non fu che l’inizio di molte ben note tragedie di dimensioni colossali che, avvennero sia a Trieste che nell’intera Europa nei successivi sette anni, dopo dei quali, tutto tornò sotto una “certa normalità”. Proprio nei giorni scorsi, a causa dei continui conflitti in Medio Oriente e in Africa, si sente spesso di numerosi esseri umani disperati. Essi premono alle frontiere dell’Unione Europea in cerca di un futuro migliore e portati fin lì da gente senza scrupoli che non esita a trarre profitto da questa situazione. Alcuni governi Europei, specie il Primo Ministro Ungherese, stanno prendendo delle misure , che definirei alquanto affrettate, per cercare di tenere lontano il flusso di migranti dai confini dell’UE; l’erezione di un muro e altre cose che possono ricordare quello che è successo proprio all’interno delle loro Patrie più di 70 anni fa. E’ mio desiderio ricordare infine, quello che comportarono in seguito le leggi razziali allora; i principi sui quali, statisti del calibro di Alcide De Gasperi e Robert Schumann, analizzate le stragi della appena terminata Seconda Guerra Mondiale, fondarono le basi di un progetto che nel 1959 diventò la Comunità Economica Europea e nel 1992 Unione Europea.
Andrea Forliano