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A DIALOGHI RESIDENZE DELLE ARTI PERFORMATIVE A VILLA MANIN  SABATO 30 SETTEMBRE ORE 19.30

A DIALOGHI RESIDENZE DELLE ARTI PERFORMATIVE A VILLA MANIN SABATO 30 SETTEMBRE ORE 19.30

Un work in progress di ricerca performativa, un’indagine sul gesto e il linguaggio teatrale, Testoni esplora e indaga i meccanismi e le ambiguità di una storia d’amore dell’assurdo ideata dal gruppo di sperimentazione Traparentesi e sviluppata all’interno del progetto Dialoghi_Residenze delle arti performative a Villa Manin.

Proprio a Passariano nello Spazio Residenze gli artisti trovano il luogo ideale per creare in ritiro ed è in questo contesto, grazie al progetto ideato e curato dal CSS Teatro stabile di innovazione del FVG e ERPaC Ente Regionale per il Patrimonio Culturale con il contributo del MiBACT-Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, che le due performer e danzatrici Martina Tavano e Erica Mattioni stanno ideando il loro nuovo lavoro.

Oltre all’ospitalità degli artisti, la prospettiva delle Residenze concorre alla creazione di uno spettatore attento, consapevole che sia da un lato sensibile fruitore della performance e dall’altro interlocutore partecipe al percorso creativo. In quest’ottica, che punta alla definizione di relazioni più forti, sabato 30 settembre ore 19.30 la Residenza numero 18 apre le porte al pubblico di Villa Manin (ingresso libero, dato il numero limitato di posti la prenotazione è obbligatoria a [email protected] o 0432.504765).

Un uomo e una donna con due grandi teste, contenitori di memoria, di ambizioni, di paure e nevrosi sono i protagonisti di Testoni, lavoro residenziale eseguito dalla danzatrice Tavano e,dalla autrice e performer di Traparentesi, Mattioni e che conta sulla la collaborazione alle luci e alle scene di Alex Nazzi e con la musica e gli arrangiamenti di Gianni Rojatti.
“Stranieri l’uno all’altra i due esseri umani, – dichiarano le giovani performer- parlano e si muovono con ritmi e tempi che hanno sapori diversi. Si osservano curiosi e prendono le misure dello spazio che li separa, un limite che li protegge all’interno di un’area che conoscono, una linea morbida che li tenta, che a tratti vorrebbero superare per toccare quella presenza che sembra essere così simile.
Cresce il bisogno di un dialogo, la necessità di raccontarsi. Il loro unico tramite è il corpo, che mosso si fa significante, trova risonanze comuni, contrappunti e gesti che si fanno comunicazione”.

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