Nata da un’idea del giovane fotografo, grafico, regista e artista eclettico Matteo Prodan, Sonicyut è una factory, un’officina di immagini e di idee, una realtà innova ed entusiasta che ha da poco piantato radici a Trieste, ma è già riuscita ad agganciare contatti prestigiosi in Italia e all’estero.
Triestino, classe 1990, formatosi tra il liceo artistico Enrico e Umberto Nordio e l’Opera Villaggio del Fanciullo, una collaborazione con la leggendaria Modiano ma anche, in veste di fotografo, con la versione croata di Rolling Stone, Matteo Prodan è un creativo con un curriculum di tutto rispetto, che ha già esposto al Museo Revoltella, nell’ambito della collettiva Artefatto Softpower del 2013, e ha già ricevuto vari premi e riconoscimenti, tra cui il premio Unesco 2007, per il collage L’onda.
Influenzato da Anton Corbijn, David La Chapelle e Oliviero Toscani, Matteo Prodan ha fondato Sonicyut animato da un preciso obiettivo: la ricerca di una cifra e di una formula che sintetizzino musica e arti figurative, fotografia in primis. Indagare, in altre parole, come la musica possa influenzare l’estetica del fotografo, sotto la spinta di una ricerca stilistica che prescinda dalle consuete iconografie pubblicitarie. Per questo, Matteo Prodan e Sonicyut si sono dedicati finora essenzialmente a catturare, fotograficamente o audiovisivamente, l’anima di musicisti e band underground.
Il nome stesso che il fondatore ha scelto di assegnare al suo progetto la dice lunga sulla centralità della musica nella formazione dell’artista: Sonicyut è la deformazione di Sonic Youth, storico gruppo musicale della scena rock alternativa statunitense, scioltosi nel 2011.
Molti i progetti di Sonicyut per il futuro, tra cui anche la produzione cinematografica, un’altra delle abilità di Matteo Prodan…