AFFARI FRIULANI DEL SABATO SERA e altri racconti
di ELIO BARTOLINI a cura di Paolo Patui
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IN TUTTE LE LIBRERIE DAL 28 APRILE
Il primo titolo della collana “microcosmi” curata da Paolo Patui e Mauro Daltin che pubblica i grandi “classici” del Nord Est
Presentazione in anteprima al Festival Vicino/Lontano 2016
Domenica 8 maggio, ore 17.30, Oratorio del Cristo, Udine
Intervengono: Paolo Patui, Antonella Sbuelz, Roberto Collini
Letture di Andrea Collavino
C’è una donna di Roma annoiata e timida a cui non piacciono i complimenti; un emigrante che dalla Svizzera ritorna in Friuli per annullare la sua scheda elettorale; un collegiale sorpreso in scabrose tentazioni, uno studente sfaccendato sedotto dalle mollezze dei benestanti e infine uno scrittore inconsueto che racconta la sua e le altre solitudini.
Diciotto racconti che propongono una carrellata di personaggi e luoghi, storie quotidiane, quadri legati alla vita dell’autore, al mondo che osservava dalle finestre di casa sua. Fossero a Milano, a Roma o nel cuore del Friuli. Sono affreschi pungenti e malinconici, a volte colorati a volte sfumati in bianconero, capaci di disegnare la società italiana dal boom felice degli anni Sessanta ai cambiamenti che hanno investito la fine del Novecento.
Fin quando, una domenica che capitammo a Gorizzo per la sagra del vino, io, non che mi annoiassi, ma scoprii che stavo divertendomi in maniera del tutto nuova: ai margini della festa, quietamente in disparte, osservando. Osservavo le coppie che ballavano, la gente pigiata attorno ai chioschi, i fiaschi agitati sulle teste come trofei; osservavo le ragazze nei loro vestiti dai colori teneri e assurdi; osservavo perfino i compagni, ed anche quelli come oggetti, tanto che del Mino pensai che aveva i capelli rossi e sbiaditi come un drappo esposto per troppo tempo al sole. E il calmo distacco dell’inizio si mutò ben presto in una inquietudine che al crepuscolo divenne quasi sgomento. Perché non riuscivo a capire me stesso: che fino allora ero stato sempre al centro delle compagnie e delle sagre, sempre tra i primi a bere e a cantare e a provocare, e che adesso mi tenevo in disparte, così staccato dai compagni da poterne cavare perfino immagini. Quella di Gorizzo fu la prima volta che mi accorsi di essere solo, solo nel modo curioso di uno che, nel frastuono di una sagra, riesce ad avere per sé tanto silenzio da avvertire il cuore sonoro nel petto, solo senza possibilità di illusioni ma anche senza tragedia, soltanto solo e rassegnato ad esserlo.