Nel programma di lunedì 4 ottobre anche il leggendario atleta australiano Snowy Baker aitante protagonista di The Man from Kangaroo.
Non si vedeva da 90 anni Jokeren (Il jolly), una produzione tedesco-danese del 1928, che grazie all’encomiabile lavoro del Danish Film Institute lunedì 4 ottobre alle 21 viene presentato alle Giornate del Cinema Muto di Pordenone. Commedia romantica con un tocco di melodramma, ambientato durante il carnevale di Nizza, Jokeren, per il carattere internazionale degli interpreti e della troupe e per gli affascinanti paesaggi della Costa Azzurra, si può considerare un bell’esempio di collaborazione inter-europea sul finire degli Anni Venti del secolo scorso. Prodotto dalla Nordisk con l’intento di interessare l’attenzione di potenziali acquirenti per la celebre casa danese in crisi economica, Jokeren non evitò il fallimento della società che fu dichiarato a soli tre mesi dall’uscita del film, determinandone praticamente la sparizione. Regista del film è Georg Jacoby che già abbiamo incontrato nel programma delle Giornate di quest’anno nel dramma Aberglaube nella rassegna dedicata a Ellen Richter. Nell’arco di una carriera durata quasi 47 anni Jacoby realizzò quasi 150 film di tutti i generi, commedie, musical, gialli, melodrammi. Fu anche iscritto al partito nazista e per questo nel dopoguerra gli fu impedito di lavorare per qualche anno. Fra i protagonisti di Jokeren la diva tedesca Elga Brink (moglie di Jacoby e presente in quasi tutti i film del marito tra il 1923 e il 1930), gli inglesi Henry Edwards e Miles Mander e i francesi Renée Hézibel e Gabriel Gabrio, indimenticabile Jean Valjean nei Miserabili del 1925.
Precede Jokeren la proiezione del corto At the Masquerade Ball che ci fa conoscere un’altra sceneggiatrice, Maie B. Havey di cui abbiamo pochi dati biografici ma molte informazioni sulla sua attività nel cinema americano. Sappiamo che iniziò con Griffith e che fu sotto contratto con molte case di produzione, compresa la Universal, e che utilizzò vari pseudonimi. Dopo le collaborazioni con Griffith, il suo nome compare per la prima volta nei credits in At the Masquerade Ball.
Le proiezioni del pomeriggio iniziano alle 14.30 con Lola Montez, Die Tänzerin des Königs del 1922 che tra tutti i film da lei realizzati, era il preferito di Ellen Richter. L’attrice nei due anni precedenti aveva interpretato molte donne celebri della storia europea sulla scia di una tendenza allora di moda, quella delle biografie storiche, inaugurata da Ernst Lubitsch con Madame DuBarry e Anna Bolena. Certamente in Lola Montez la fedeltà ai fatti storici è un optional; contano la trama imperniata sulle scandalose vicende della danzatrice di origine irlandese che divenne amante del re Luigi I di Baviera, la sfarzosità dei costumi, la varietà dei luoghi in cui l’azione si svolge. Viaggiare e fare film sono indissolubilmente legati nella vita e nel lavoro per Ellen Richter e per suo marito, Willi Wolff che firma la regia di Lola Montez. Stranamente il film non ebbe il successo che ci si aspettava; in compenso fu accolto molto favorevolmente dalla critica che lodò l’interpretazione della Richter, “magnifica, sensuale, seducente, bellissima, felina, demoniaca, ma anche capace di esprimere un senso di serenità” (Film Kurier).
Completa il programma del pomeriggio la seconda parte della retrospettiva coreana che presenta due film di carattere educativo culturale scoperti al Gosfilmofond di Mosca nel 2019: Geulloui Kkeuteneun Ganani Eopda [Per chi lavora duramente non vi sarà povertà] (1925-1929) e Cheongchun-Eui Sipjaro [Crocevia della giovinezza] del 1934, il più antico lungometraggio pervenutoci. Con una perfetta mescolanza di melodramma e azione e utilizzando le più popolari star del cinema coreano dell’epoca, il film fu tra i maggiori incassi della stagione.
Molti motivi di curiosità ed interesse anche al mattino nella rassegna “Riscoperte e restauri” che ci portano prima in Africa con il corto d’animazione tedesco In den Dschungeln Afrikas [Nelle giungle africane], 1924, ottimo tecnicamente ma imbarazzante per i cliché razzisti; e poi in Australia per assistere alle spettacolari esibizioni atletiche di Snowy Baker (1884 – 1953), il ragazzo d’oro dello sport australiano, in The Man From Kangaroo del 1920. Eccellente sportivo, alle Olimpiadi di Londra del 1908 gareggiò in ben tre specialità vincendo l’argento nel pugilato, debuttò nel cinema in Australia nel 1918 all’età di 34 anni e successivamente tentò l’avventura a Hollywood. Consapevole delle sue non eccelse qualità di attore e non potendo a causa dell’avanzare dell’età sfruttare appieno la sua prestanza fisica, preferì saggiamente impiegare il proprio talento e l’esperienza diventando coach di altri attori, come nel caso di Elizabeth Taylor, a cui impartì lezioni di equitazione.
Il programma online di lunedì 4 ottobre propone, a partire dalle 21 (ora italiana), la commedia romantica An Old Fashioned Boy diretto da Jerome Storm nel 1920 e sceneggiato da Agnes Christine Johnston. L’accompagnamento al piano è di Philip Carli. Alle 17 segnaliamo il primo appuntamento con le pubblicazioni di cinema. A dialogare con Paolo Tosini saranno Juan Sebastian Ospina Leon, autore di un libro sul melodramma latino-americano e Juri Meden, con cui si parlerà di come il digitale abbia influenzato anche il modo di preservare e mostrare il patrimonio cinematografico, muto in particolare.
Le Giornate del Cinema Muto sono realizzate grazie al sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, del Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema, del Comune di Pordenone, della Camera di Commercio Pordenone-Udine e della Fondazione Friuli.
E. L.