Nelle giornate di sabato 23 e domenica 24 aprile 2016, presso lo spazio ZTN (Zona Teatro Naviganti) di Piazza Dante, Antonello Cossia presenterà un particolarissimo seminario sul rapporto tra l’attore e l’animale, il corpo e la natura.
Il regista, attore a autore specifica un dettaglio che la dice lunga: vietato l’ingresso ai non appassionati.
Il seminario, in entrambe le giornate, inizierà alle ore 10 e terminerà alle ore 16.
“Gregorio Samsa, svegliandosi una mattina da sogni agitati, si trovò trasformato, nel suo letto, in un enorme insetto immondo. Riposava sulla schiena dura come una corazza, e sollevando un poco il capo vedeva il suo ventre arcuato, bruno e diviso in tanti segmenti ricurvi, in cima a cui la coperta da letto, vicina a scivolar giù tutta, si manteneva a fatica. Le gambe, numerose e sottili da far pietà, rispetto alla sua corporatura normale, tremolavano senza tregua in un confuso luccichio dinanzi ai suoi occhi. Cosa mi è avvenuto? pensò. Non era un sogno.”
Comincia così il più famoso racconto di Franz Kafka, intitolato appunto, La Metamorfosi.
Metamorfosi, mutamento radicale, cambiamento, trasformazione…
Nella sua radice mitologica, la parola indica un cambiamento di forma, la trasformazione di una persona o di una cosa in un’altra di diversa natura, avvento così ben raccontato anche da Ovidio nelle sue Metamorfosi.
Cosa compie un attore in scena, se non una alterazione del proprio stato per trasformarsi in qualcosa d’altro, cambiando la sua condizione originaria?
Vesevold Mejerchol’d affermava, in una sua lezione del 1919, che l’attore deve trasformarsi in un magnifico animale. L’animalità è, in questo caso, intesa come atto rivoluzionario.
Il concetto di bestialità, non si presta ad alcun equivoco, non esistono di fatto, secondo la sua visione, bestie cattive aggressive. L’animalità tende alla riconquista, da parte del corpo, al rapporto con la natura, con i suoi propri ritmi.
È grazie a tale processo ed alla sua conquista che l’attore può giungere davvero ad emozionare il pubblico.
Esiste infatti un radicato, antico rapporto tra movimento umano e animale.
L’attore, quando pensa al ritmo, deve ricordarsi di avere ancora dentro l’animale, deve riuscire a riportare a galla il ritmo che ancora conserva.
Per questo seminario, la proposta si basa sullo studio e l’approfondimento personale di diversi testi, che spaziano tra Aristofane, Ovidio, Franz Kafka, Tommaso Landolfi, incentrati appunto sul tema della trasformazione animale e del successivo racconto scenico che se ne può trarre.
Un periodo di concentrazione e lavoro, in cui attraverso la tecnica vocale, atletica, gestuale, la pratica tende a ritrovare, a scoprire una riunificazione tra l’uomo e la natura.
Per terminare proprio con le parole di Vesevold Mejerchol’d: “Definiremo l’attore del quale intendiamo parlare, l’attore per il quale vogliamo costruire questo palcoscenico, “un magnifico animale” che vuole mostrare la propria arte, la propria ferinità, mostrare le movenze stupende, l’abilità, la bellezza, la magnificenza con cui volge il capo, il bel gesto o il magnifico salto o l’entusiasmo che sa esprimere in un sublime movimento. Questo è il compito, questa è l’arte dell’attore.”
Per info e prenotazioni:
3406668946 – [email protected]