La città di Tolmezzo, fresca di nomina a “Città alpina 2017”, ha accolto il 29 aprile all’Auditorium Candoni un grande artista della musica italiana: Eugenio Finardi. L’autore di Extraterrestre, La radio, Non è nel cuore e di tanti altri brani di successo ma soprattutto di Musica ribelle non ha bisogno di presentazioni, Finardi ha saputo cavalcare 4 decadi di storia nazionale riuscendo ad adeguarsi ai diversi periodi attraversati ed a “sintonizzarsi” in continuazione con il suo pubblico, pubblico che ha riempito l’Auditorium a Tolmezzo tributandogli lunghissimi applausi ad ogni brano proposto .
Quello visto nel capoluogo carnico è stato un Eugenio Finardi dai due volti: pacato, riflessivo e molto arguto nella presentazione dei brani e carico di grinta ed energia quando si è trattato di imbracciare la chitarra per proporre i pezzi che lo hanno reso celebre, inoltre il passare degli anni ha radicalmente modificato il look di Finardi, ora l’aspetto è più quello di un guru o di un santone indiano piuttosto che del “ribelle” di alcune decadi fa.
Dopo un periodo dedicato all’esplorazione di diversi generi musicali: folk, blues, ma anche fado e musica classica contemporanea, Eugenio Finardi è ritornato, per così dire, alle origini, perfettamente supportato da una band di giovani musicisti (da lui affettuosamente chiamati “i miei ragazzi”) che hanno dato il sound giusto alla serata; la formazione della band sul palco era quella classica: chitarra Giovanni “Giuvazza” Maggiore, basso Marco Lamagna, batteria Claudio Arfinengo e tastiere Paolo Gambino, con la chitarra di Giovanni Maggiore spesso – volutamente – in evidenza nei brani più” tirati”.
Eugenio ha aperto il concerto, organizzato dalla nuova Pro Loco di Tolmezzo e come anticipazione al Folkest, con una dedica speciale alla sua “tata” friulana (di Palmanova, recentemente scomparsa) ed ha poi iniziato con una sequenza di brani tratti per la maggior parte dall’album “Sugo” del 1976, uno dei suoi lavori più apprezzati dal pubblico contenente alcuni pezzi che sono entrati di diritto nella storia della musica italiana, uno fra tutti il famoso “Musica ribelle”. Hanno così ripreso vita brani come Non voglio essere solo, Diesel, La C.I.A. (in versione reggae), Non è nel cuore e molti altri pezzi tratti dai primi lavori dell’artista milanese. Quello che però ha impressionato chi scrive è stata soprattutto la voce dell’artista che, considerata l’età, è mutata verso sonorità più profonde (Finardi ebbe modo di precisare tempo fa che la voce si abbassa naturalmente di un semitono ogni cinque anni, ndr) acquisendo però un tono più caldo che ben si concilia con i suoi brani (ma non solo!); l’esecuzione di Un uomo, con l’impostazione della voce quasi da tenore, ha rafforzato ancor più questa convinzione.
Un altro brano magistralmente interpretato da Finardi è stato Scimmia, il racconto della sua esperienza con la droga (forse una delle più realistiche canzoni italiane sul tema degli stupefacenti), un brano come ha detto lui stesso alla fine: da far rabbrividire!
Pezzi come Ti amo per come mi ami tu, Oggi ho imparato a volare ed altri ancora hanno esaltato la sensibilità dell’artista incline anche a quelle che potrebbero sembrare solo delle semplici canzoni d’amore che però hanno un contenuto ben più profondo.
Soldi ha visto la performance alla chitarra di Giovanni “Giuvazza” Maggiore, senz’altro una spanna sopra al resto del gruppo (non solo in questo brano) che, senza nulla togliere agli altri componenti della band, ha meritato i lunghi applausi del pubblico con quel suo modo “Hendrixiano” di suonare lo strumento.
Dopo l’immancabile hit più famosa di Finardi, Musica ribelle, i canonici bis hanno visto Eugenio esibirsi prima con Extraterrestre e poi con una meravigliosa interpretazione di Hoochie Coochie Man di Muddy Waters, un brano che si addice alla perfezione all’attuale timbrica vocale dell’artista e dove Finardi ha forse dato il meglio della serata. Il pubblico presente, come detto, ha risposto con calorosi applausi per tutto il concerto ed ha tributato una standig ovation finale a lui ed a tutto il gruppo.
Non è mancato infine, al termine del concerto, l’incontro con l’artista che nonostante l’ora tarda ha acconsentito ad incontrare i numerosi fan che lo attendevano, firmando autografi e sottoponendosi volentieri al rito delle “foto con l’artista”; da precisare che la prima persona che ha voluto incontrare è stato un portatore di handicap, a dimostrazione della sensibilità di questo grande artista.
Recensione e foto: Dario Furlan