Daniel Barenboim, da diversi anni Maestro Scaligero, titolo ambiguo e sostanzialmente privo di significato è stato nominato dal teatro milanese direttore musicale fino al 2016 assumendo così il posto rimasto vacante dopo l’uscita di scena di Riccardo Muti avvenuta nel 2005.
Barenboim si occuperà del teatro scaligero per circa quattro mesi all’anno, alternando all’attività concertistica quella ancor più importante di guida per l’orchestra che senza una figura di direttore stabile ha ultimamente smarrito l’eccellenza e la costanza che l’avevano caratterizzata nei decenni precedenti.
Barenboim è sicuramente una personalità di spicco nel panorama musicale a livello mondiale, ha talento e carisma nonché una rara capacità comunicativa. Ciononostante rimane l’interrogativo in merito all’opportunità della scelta del teatro. Il maestro Barenboim, a prescindere da quali possano essere i gusti personali, è prossimo a compiere 70 anni, ha un’agenda fittissima che lo vede impegnato tra le altre cose come direttore stabile della Staatsoper Unter den Linden e della Staatskapelle di Berlino ed è, ovviamente, nella fase calante della propria parabola artistica. Se si pensa che gli ultimi grandi direttori musicali del teatro milanese cioè Claudio Abbado e Riccardo Muti entrarono in carica rispettivamente all’età di 35 e 44 anni non può non sorgere qualche perplessità (benchè la scelta della sovrintendenza sia perfettamente allineata alla tendenza generale italiana per cui qualsiasi carica amministrativa viene affidata a persone in età da pensione). Si era parlato di Gustavo Dudamel, di Daniel Harding, qualcuno caldeggiava il nome del milanese Daniele Gatti. Sarebbero state scelte più coraggiose e probabilmente avrebbero portato maggiori risultati a lungo termine, sopratutto Harding che a Milano si è recentemente esibito in un dittico verista di rara finezza e cura orchestrale.
Paolo Locatelli
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