Piove a Trieste, ma quattro gocce di pioggia non impediscono di certo la partecipazione ad un grande evento in programma al Rossetti: la reunion artistica di Franco Battiato e Alice (Carla Bissi).
Pronti via ed è subito entusiasmo con il solo Battiato in scena accolto da un’ovazione. Si parte subito forte con “L’era del cinghiale bianco” con l’artista siciliano seduto con le cuffie e con una tazza vicino che lo accompagneranno per tutta la durata del concerto. Passando attraverso “Lo spirito degli abissi”, “No time no space”, “Shock in my town” e “Le nostre anime” si arriva a “Povera patria” con ripetuti applausi dal pubblico per il testo di denuncia della classe politica e dirigente del paese scritto nel 1991 ma mai passato di moda. L’ultima canzone in solitaria è “La canzone dei vecchi amanti”.
Entra in scena Alice ed è subito magia con una voce amata nel passato come nel presente, ma mai sbocciata forse come meritava. I due artisti, in un connubio perfetto, si esibiscono in “La realtà non esiste”, la straordinaria “Tutto l’universo obbedisce all’amore” e “Prospettiva Nevskj” ricordando il cantautore Claudio Rocchi autore del primo brano.
Battiato lascia spazio in solitaria ad Alice, e l’artista forlivese, da anni di casa in a
Friuli, delizia il tutto esaurito del teatro triestino. “Dammi una mano amore” eseguita con la tastiera da il via ad un’escalation di successi ed emozioni che prosegue con “Tante belle cose”, Il vento caldo dell’estate” e tocca il suo apice con la fortunatissima “Per elisa” concludendosi con “Veleni” e “Il sole nella pioggia”.
Ritorna in scena Battiato e con Alice è il tempo di “Segnali di vita”, “E ti vengo a cercare” e “Nomadi”. I due sono accompagnati, meravigliosamente, durante tutta la serata, dall’Ensemble Symphony Orchestra diretta da Carlo Guaitoli.
Il pezzo forte del concerto però deve ancora a arrivare e vede l’amato Franco da solo sul palco a deliziare con i suoi più grandi successi, “La stagione dell’amore”, “La cura” inno all’amore, “Summer on a solitary beach”, “Gli uccelli”, “Cuccuruccuccu” e “Centro di gravità permanente” cantate a squarciagola dal pubblico che diventa protagonista nell’esibizione.
Il finale di un concerto di due ore e mezza quasi, vede l’interpretazione di “Bandiera bianca”, “L’animale”, “Io chi sono” e la caratteristica “Stranizzi d’amuri” per concludersi con la canzone più attesa, cavallo di battaglia della coppia, “I treni di Tozeur”, capolavoro che ha li ha visti protagonisti all’Eurovision del 1984.
Sono passati più di 30 anni ma la magia poetica di quel testo e di quelle note regalano ancora emozioni ad un pubblico che esce felice, come si era auspicato il protagonista ad inizio spettacolo, per una serata straordinaria che riempie i cuori di uomini e donne di tutte le età presenti in sala.