Pochi minuti fa l’agenzia Ansa ha emesso la notizia secondo la quale il Papa Benedetto XVI ha annunciato le sue dimissione. La fine del suo mandato scatterà il giorno 28 febbraio 2013. La notizia è subito rimbalzata su tutti i media e non sono mancati i commenti pungenti sui social network. Sempre secondo l’Ansa il pontefice avrebbe preso questa decisione a causa delle pressioni e del peso a cui è soggetto il ruolo da lui rivestito. L’annuncio è stato dato in latino dallo stesso Benedetto XVI durante il concistoro per la canonizzazione dei Martiri di Otranto.
Dopo la clamorosa iscrizione a Twitter e le scottanti dichiarazioni degli ultimi giorni sulle coppie gay, il pontefice entra prepotentemente nella notizia, confondendo ulteriormente i cittadini italiani, pesantemente bombardati da continui messaggi e bombe mediatiche della campagna elettorale.
I precedenti storici non sono molti. Lo stesso Giovanni Paolo II preparò una lettera di dimissioni da utilizzare nel caso in cui fosse incappato nell’infermità mentale, o Pio XII pronto a dare le dimissioni nel caso in cui i nazisti lo avessero arrestato. Gli altri casi documentati risalgono a tempi più lontani, da Clemente I a Ponziano, poi Benedetto IX nel 1045, Celestino V famoso per la collocazione tra gli ignavi nell’inferno dantesco, fino a Gregorio XII nel XV secolo. Secondo il diritto canonico il Papa ha il diritto di rinunciare al suo incarico, senza bisogno di accettazione da parte di nessuno. (Can. 332 comma 2)
La chiesa si prepara a eleggere il nuovo Vescovo di Roma, con la consapevolezza che il cammino verso la modernizzazione sta prepotentemente entrando anche nel mondo cattolico.
Carlo Liotti