Al Castello di Kromberk di Nova Gorica, Blue Notte Gorizia Festival porta la punta di diamante della ricerca musicale contemporanea: il pianista Stefano Battaglia, in Trio, venerdì 13 luglio.
Ad anticipare la performance il Quartetto del batterista sloveno Aleš Rendla.
Previste anche delle visite guidate al castello, di origine rinascimentale (a partire dalle ore 19).
– In caso di maltempo i concerti si tengono al Kulturni Dom di Nova Gorica –
Ancora un’anteprima di jazz di altissimo livello per Blue Notte Gorizia Festival che – a conferma del riconoscimento come festival accreditato dal MiBACT per l’Anno Europeo del Patrimonio Culturale, approda per la prima volta in una location storica di pregio a Nova Gorica: il Castello di Kromberk, restaurata fortificazione rinascimentale. Venerdì 13 luglio, infatti – dopo un’anteprima del quartetto sloveno capitanato da Aleš Rendla – al Blue Notte Gorizia Festival arriva un altro vero “pezzo da Novanta” del jazz internazionale: il pianista Stefano Battaglia, con Salvatore Maiore al contrabbasso e Roberto Dani alla batteria. Autorevole firma della musica contemporanea e della ricerca musicale, riconosciuto in tutta Europa, Battaglia propone il suo recente progetto “Songways – Devotional Songs”, uno sguardo rinnovato a quel genere di invocazioni, inni, formule sacre che hanno costituito per anni lo strumento artistico di connessione tra il sé concreto e la propria anima.
L’occasione del concerto è anche interessante per una visita guidata al Castello e ai dintorni di esso, realizzata dal personale del Goriški Muzej: a partire dalle 19, infatti, gli spettatori dei concerti potranno accedere allo storico edificio, osservarlo nei dettagli e conoscere la sua storia, prima di accomodarsi per ascoltare Aleš Rendla e, poi, Stefano Battaglia. La cifra per tutte le attività è di soli 13 euro; chi accederà ai soli concerti entrerà con un biglietto di 10 euro.
In caso di maltempo le performance si spostano al Kulturni Dom di Nova Gorica.
Alle 20.15 il breve set introduttivo è affidato all’Aleš Rendla Quartet (Aljaž Rendla – clarinetto, clarinetto alto; Rebeka Zajc – pianoforte; Jošt Drašler – contrabbasso e basso elettrico; Aleš Rendla – batteria, percussioni).
Aleš Rendla è il virtuoso batterista e percussionista attivo anche nella Big Band della Radiotelevisione Slovena. Un repertorio molto ricco, quello proposto dal quartetto, che mantiene solo in parte il rapporto con le radici delle storiche band come i Begnadrad o i Quatebrig: l’ensemble si distacca da pregiudizi tecnici musicali e guarda piuttosto al futuro, traendo spunto da forme musicali non elitarie ma aperte, che permettano ai musicisti di comunicare liberamente attraverso l’improvvisazione.
La musica di Rendla è fatta di contraddizioni e contrasti, di sbalzi emotivi, di accostamenti tra il classico e il contemporaneo. Una musica impossibile da collocare (jazz, ethno, fusion) che proprio nel rifuggire le etichette trova il suo spirito innovativo.
Alle 21.30 l’attesissimo Stefano Battaglia Trio, con Stefano Battaglia al pianoforte, Salvatore Maiore al contrabbasso e Roberto Dani alla batteria. La performance è incentrata sulle Songways- Devotional songs, una parentesi spirituale incentrata sull’espressione del canto devozionale. Esso è una componente fondamentale delle liturgie di molte confessioni ed è portatore di invocazioni, inni, lodi, dichiarazioni di resa, abbandono e amore, o semplici ripetizioni di formule sacre. Il canto devozionale connette la mente (armonia), il corpo (ritmo) e lo spirito (melodia) e per questo avvicina l’uomo alla parte divina di sé. Esso è una componente fondamentale delle liturgie di molte confessioni ed è portatore di invocazioni, inni, lodi, dichiarazioni di resa, abbandono e amore, o semplici ripetizioni di formule sacre. Il canto devozionale connette la mente (armonia), il corpo (ritmo) e lo spirito (melodia) e per questo avvicina l’uomo alla parte divina di sé.
Battaglia ha realizzato in questi anni, grazie a coraggiose e precise scelte estetiche, un corpus musicaleche risulta ormai, nel mondo della musica improvvisata e al di là di qualsiasi limite di territorio e linguaggio, fra i più intensi dell’ultimo ventennio distinguendosi a livello internazionale attraverso una precisa unicità identitaria ed un particolare scavo introspettivo, disinteressato all’effettismo.
L’introspezione e la profondità espressiva non privano la musica di Battaglia di comunicativa. Il nucleo generatore del suo linguaggio è strettamente collegato alla melodia, spesso associato ad altri parametri in un complesso gioco d’intarsi.
Così, Battaglia e i suoi compagni possono trascorrere attraverso le varie stagioni della tradizione
jazzistica traendo da ciascuna, senza che questo comporti una identificazione totale, ciò che loro interessa maggiormente: le finezze armoniche tipiche della grande tradizioni classica, dal rinascimento ai contemporanei -di cui Battaglia è stato interprete-, e nel jazz l’ immaginaria “linea bianca” pianistica LennieTristano-Bill Evans-Paul Bley-Keith Jarrett, o ancora le ricerche timbriche della stagione delle avanguardie europee contemporanee.
Ma sopra tutto, come si diceva, resta la melodia. E nel modo con cui essa è sviluppata si riconoscono da un lato l’originalità con cui Battaglia si relaziona al nucleo profondo della musica, dall’altro la forza del legame fra i tre esecutori. Il trio cerca costantemente lo stupore dell’invenzione, a prescindere dalmateriale musicale che utilizza per il proprio percorso (volutamente ampio ed eterogeneo), vicino a queldiscrimine fra avanguardia afroamericana ed esperimenti europei su cui si sta giocando l’identità e ilfuturo stesso del jazz.
Il trio ospite al festival non è semplicemente la somma di tre indiscussi talenti: il legame umano emusicale, la sintonia che non esclude l’incrociarsi dialettico di tre fruttuose individualità estetiche, dannovita a un discorso corale, nel quale il rigore essenziale, il senso del rischio procede parallelamente al piacere ludico, in un’esplorazione di una formula tanto “tradizionale” quanto di rado, oggi, affrontata con un così preciso, disarmante gusto dell’avventura.
Andrea Forliano