Pordenone, 9 aprile 2015. In un anno che vedrà numerose iniziative legate al nome di Pier Paolo Pasolini – in occasione del quarantennale dalla tragica morte avvenuta il 2 novembre del 1975 – Cinemazero inaugura la serie di attività a cui sta lavorando con la mostra delle foto che Deborah Beer – unica fotografa ufficiale ammessa sul set – scattò durante le riprese dell’ultimo film di Pier Paolo Pasolini: “Salò o le 120 giornate di Sodoma”. Da venerdì 10 aprile 2015 al Kinodvor di Lubiana le immagini custodite e valorizzate dall’Archivio Fotografico Cinemazero Images daranno corpo ad un percorso che affianca all’apparato iconografico un’essenziale supporto critico, frutto dell’approfondimento e dello studio che negli anni è stato portato avanti e che fa di questo patrimonio un punto di riferimento internazionale.
“Salò” fu sin dall’inizio un film maledetto, per la sua complicata vicenda critica e distributiva e perché concluso poco prima della morte del poeta, ed è tuttora un film che raggela il sangue, per la gelida violenza che rappresenta e per la straordinaria attualità che ha saputo mantenere. Come dichiarò nella conferenza stampa di presentazione del film (materiali e registrazioni che fanno parte dei materiali di Cinemazero): “La ragione profonda che mi ha spinto a fare il film è il vedere ciò che oggi il Potere fa della gente: la manipolazione totale, completa, che il potere sta facendo delle coscienze e dei corpi della gente”.
Basata sul noto testo del Marchese de Sade, ma ambientato nei giorni della Repubblica di Salò, questa opera è intrisa di brutalità, tortura, sesso, esercitati ed esposti per smascherare il perverso funzionamento del Potere che Pasolini intendeva denunciare.
Per questo il set fu uno spazio blindato e per questo le foto di Deborah Beer assumono l’importanza di documenti di inestimabile valore per ricostruire la realizzazione di un’opera tanto complessa e rintracciare le peculiarità stilistiche e tecniche che Pasolini mise in campo in questa occasione. L’esposizione dunque conferma il coinvolgimento che vede Cinemazero e il suo Archivio Fotografico sempre più impegnati in sedi internazionali, sia per il valore dei numerosi documenti inediti di cui dispone, che per la continua ricerca e l’azione di divulgazione rappresentati tanto dai numerosi volumi presenti in Mediateca che dai contatti e confronti mantenuti in questi anni. Cinemazero, infatti, fu tra i primi a ricordare il poeta friulano nell’ormai leggendaria retrospettiva del 1979 – accompagnata anche da una mostra dei disegni originali di Pasolini, da una mostra di fotografie e dalla pubblicazione de “Il cinema in forma di poesia” –, nel 1994 ha acquisito il Fondo Bachmann e non ha mai smesso di occuparsene (ricordiamo per esempio la grande mostra che l’anno scorso ha raggiunto Barcellona, Roma, Parigi e Berlino) e che nel 2015 culminerà in diverse attività che oltre all’omaggio, costituiscono la più viva testimonianza del lavoro che negli anni ha composto la base dell’impegno nei confronti di questo autore.