domenica , 24 Novembre 2024
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COLAZIONI FILOSOFICHE ORGANIZZATE DAL CSS

Una domenica fredda e piovosa accoglie gli Europensieri, piacevoli colazioni filosofiche promosse dal CSS Teatro stabile di innovazione insieme alla Sezione Friuli Venezia Giulia della Società filosofica italiana. La saletta del Teatro San Giorgio di Udine è affollata nonostante il meteo inclemente ma a riscaldare il pubblico ci penserà Giovanni Leghissa, ricercatore presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università di Torino.La prima parte dell’incontro è dedicata alla lettura di un intervento del 1935 di Husserl in cui si descrive la crisi del pensiero e dello spirito europeo. Molto convincente la formula dell’alternanza fra brani del pensiero del filosofo austriaco naturalizzato tedesco e i diktat di Draghi e Trichet nella loro lettera di richiamo al governo italiano dell’agosto 2011. Se per il primo emerge come la culla e il senso di appartenenza dell’Europa nascano nell’antica Grecia, i secondi certificano come ormai il cuore pulsante (si fa per dire) del continente sia Francoforte, nella “fredda” Germania. Anche se lo spirito “europeo” degli autori è simile, le condivisibili riflessioni di Leghissa si ergono contro la visione dell’economia come scienza naturale, tale da prevedere i comportamenti umani, che esclude i “valori”: a suo avviso l’economia non può essere razionale come la fisica.Secondo il ricercatore, la crisi attuale è solo il trasferimento di denaro dalle nostre tasche alle tasche di altri. E la ricetta di Draghi funziona ma non si preoccupa se poi qualcuno muore per strada: si tratta di effetti collaterali fisiologici in quanto lo spirito europeo di oggi ha a che fare con l’efficientizzazione delle nostre vite. Leghissa non sopporta che le scelte politiche vengano effettuate con i modelli economici attuali e visti i risultati ottenuti è difficile non dargli ragione. Ma d’altro canto forse pochi fra noi affiderebbero un governo “tecnico” a un filosofo piuttosto che a un economista. La seconda parte è dedicata a una lettura di Derrida del 1991 che analizza come dovrebbe essere conservato il prezioso capitale culturale dell’Europa. Oggi la politica culturale dell’Europa si dimostra miope e spesso serve solo a finanziare sagre e produzioni dop. L’Europa non riesce più ad anticipare e a trainare il mondo. Forse nel ventunesimo secolo è meglio nascere in paesi considerati emergenti come Brasile e Cina. Lo spirito europeo potrà essere salvato dagli altri continenti, quelli che tirano il mondo, in quanto le elite che governano l’Europa non sono quelle di mezzo secolo fa: quelle attuali crescono fra le lezioni di economia che a Leghissa non piacciono per niente.Brillante e coinvolgente nelle riflessioni successive alle letture, il ricercatore non è altrettanto efficace nell’interazione finale con il pubblico. Le sue risposte appaiono imprecise e a volte quasi stizzite. E quando esce fuori dalle righe affermando che per superare la crisi bisognerebbe “incazzarsi” (letteralmente) uno spettatore lo interpreta alla lettera e si chiede se la soluzione è “andare a buttare le bombe a Davos”. Nonostante le incertezze del finale, godibile e apprezzabile l’idea di queste mattine filosofiche che proseguirà il 13 gennaio affrontando i “crolli”.

                                                                                                                                                                                              c. trevis

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